Roberto Savio: “Il diritto alla comunicazione è fondamentale”

“Una riforma costituzionale che non include il diritto alla comunicazione è una riforma a metà”, questa la affermazione di Roberto Savio nell’intervista a Radio Universidad de Chile sulla mancanza di diritto alla comunicazione nella costituzione, nell’ambito dei 40 anni del Rapporto McBride

di *Patricio LópezRadio Universidad de Chile

Il noto giornalista italo-argentino ha fatto un’analisi alla luce dei 40 anni del Rapporto MacBride, sul diritto alla comunicazione che le persone hanno e sulla necessità che questa attribuzione sia tutelata nella nuova costituzione cilena: “Non può esserci democrazia senza comunicazione”, ha assicurato.

ONU e UNESCO per il diritto alla comunicazione

In una conversazione con Radio e Diario Universidad de Chile, l’eminente giornalista italo-argentino Roberto Savio ha riflettuto sul diritto alla comunicazione che le persone e le società hanno in tutto il mondo e su come nella maggior parte dei casi questa attribuzione non sia protetta in nessuna costituzione politica o legge fondamentale. Questo nel quadro dei 40 anni del Rapporto MacBride, noto anche come “Molte voci, un solo mondo”, documento che nel 1980 proveniva dall’Unesco e che cercava di proporre un nuovo assetto comunicativo che superasse i problemi sorti in questo settore, soprattutto a causa dell’elevata concentrazione del flusso di notizie mondiali in poche agenzie.

Savio ha ricordato che già nel 1973 all’unanimità l’Assemblea delle Nazioni Unite approvò una proposta per un Nuovo Ordine Economico Internazionale, e soprattutto un Nuovo Ordine Mondiale dell’Informazione, processo che avrà poi più concreta espressione nella preparazione del rapporto McBride.

Diritto alla comunicazione assente nelle costituzioni

Per quanto riguarda il diritto alla comunicazione stesso, Roberto Savio ha ricordato che sono poche le costituzioni che tutelano questo diritto, il che spiegherebbe la scarsa rilevanza che i governi danno a questa attribuzione, in particolare per non aver capito che tale diritto non mira a tutelare la libertà di stampa, ma la libertà della società di sapere cosa sta succedendo nell’ambiente e nella comunità.

Il diritto alla comunicazione, dice Savio, genera anche una partecipazione attiva delle persone nella società, poiché altrimenti “saremmo, come diceva Margaret Thatcher, “un gruppo di individui, non una società”, ecco perché il giornalista argentino-italiano afferma che “senza comunicazione non c’è democrazia“.

Non c’è democrazia senza comunicazione

La comunicazione deve essere un diritto dei cittadini affinché possano partecipare alla loro vita, poter sapere cosa sta succedendo nel mondo, nel mio paese, nella mia città, nel mio ambiente, e potermi esprimere, poter dare la mia opinione. Non ci può essere democrazia senza comunicazione.

Non può esserci una società che funzioni se sono cittadino e non ho la capacità di esprimermi. Il mio diritto di esprimermi è un mio diritto tanto quanto quello di dover mangiare, perché se ho diritto a mangiare ma questo diritto si esercita in una situazione in cui non ho espressione, diciamo che sopravvivo ma non vivo.

I media sono cambiati

Riguardo all’attuale situazione dei media, Roberto Savio ha affermato che oggi non si tratta di un grande affare come prima, “non è più possibile che si verifichi un caso come Citizen Kane” – ha affermato – e questo è dovuto in parte al fatto che i social media hanno messo in ombra i giornali.

Savio ha sottolineato che il problema con i media è che hanno smesso di essere un buon affare e sono ormai elementi fragili, che si mantengono grazie al fatto che vengono acquistati da grandi milionari, come è successo con The Washington Post, acquisito da Jeff Bezos, il proprietario di Amazon, anche se fino ad ora non è intervenuto nella sua linea editoriale tanto quanto un altro miliardario proprietario di media, Rupert Murdoch.

“Quando queste persone intervengono, i media non sono più al servizio del cittadino, ma spesso sono al servizio del proprietario dei media e questa è una tensione che sentiamo nel sindacato giornalistico, nei quali non solo stiamo cercando che ci sia un regolamento interno per cui i giornalisti abbiano una compartecipazione alla linea editoriale dei media che non devono appartenere solo al proprietario”.

La funzione sociale dei media

Il giornalista italo-argentino ha definito “un falso dibattito” quello che mette a confronto la funzione sociale dei media con la libertà di proprietà degli stessi, poiché sono gli stessi grandi proprietari dei media a generare questa dicotomia come modo per impedire ai governi di proteggere il diritto alla comunicazione, ad esempio promulgando leggi sui media che regolano la proprietà dei media. Per Savio, questo tipo di legislazione mira, fondamentalmente, a garantire una maggiore funzione sociale ai media e a lasciare che siano solo una mera espressione del potere economico e politico dominante che cerca di manipolare l’opinione pubblica.

“Tutto ciò che viene fatto per dare più funzione sociale ai media, combatte l’idea della libertà di proprietà. E sono due interessi molto contrastanti. Il cittadino è interessato ad avere una legge sui media, ma la legge sui media scatena una reazione così violenta da parte dei proprietari dei media, che non sono individui isolati, ma sono una parte molto importante del mondo economico e politico e si finisce con il dire che “lo Stato vuole controllare”, “lo Stato vuole eliminare la libertà di stampa” e lì si apre un dibattito che non ha nulla a che fare con la realtà che si vuole toccare la libertà di stampa ”.

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La comunicazione nella costituzione cilena

Roberto Savio ha affrontato l’attuale processo costituzionale cileno, in particolare la questione del diritto alla comunicazione, che dovrebbe essere parte integrante della discussione sulla nuova costituzione, ed ha sottolineato che “senza includere la questione della comunicazione nella riforma costituzionale, che è una questione fondamentale per la democrazia, di fatto si farebbe una riforma della costituzione a metà ”.

Infine, per Savio, la questione della comunicazione è stata fondamentale nel momento dell’esplosione sociale in Cile, poiché a suo avviso tutte le proteste e le reazioni dei cittadini contro il sistema neoliberista non avrebbero avuto tanta eco se non fosse stato per le possibilità date dai vari media che le hanno trasmesse, ed è proprio questo ciò che va considerato nella stesura della nuova costituzione.

“Nella costituzione in cui si prevede che il cittadino abbia il diritto di esprimersi, che è un diritto umano fondamentale, poi qualcuno deve trasmettere queste posizioni. Quindi il diritto alla comunicazione nella costituzione è fondamentale, perché altrimenti dall’esperienza cilena non si coglie una cosa fondamentale, che è la capacità del popolo di partecipare, la capacità del popolo di dialogare, discutere ed esprimersi ”, ha concluso. Roberto Savio.

* Il giornalista Patricio López è il direttore della Radio dell’Università del Cile

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