Libia, Ue lancia la nuova missione nel Mediterraneo Irini: “Dovrà fermare i traffici di armi”

di VINCENZO NIGROLa Repubblica

Il ministro degli esteri dell’Unione europea Borrell: “Malgrado gli appelli internazionali per una tregua che aiuti a contenere la pandemia, gli scontri nel Paese libico sono aumentati. Non possiamo permetterci di combattere due guerre allo stesso tempo”. Bruxelles: se le navi recupereranno migranti, andranno in Grecia

Josep Borrell (ansa)

L’UNIONE europea fa partire da domani 1° aprile una nuova missione navale di fronte alle coste della Libia. Nasce sulle ceneri dell’Operazione Sophia: si chiamerà Irini, “pace” in greco, e avrà il compito di far rispettare l’embargo sulle armi alla Libia, una decisione presa dall’Onu che non è mai stata rispettata da nessuno che volesse passare armi alle milizie libiche.

Con l’uso di aerei, satelliti e navi, la Ue vuole quindi provare a bloccare l’afflusso di armi che stanno continuando ad alimentare il conflitto in Libia. Il problema è che per come è organizzata, la missione potrebbe avere un unico risultato concreto. Quello di bloccare i rifornimenti della Turchia al governo di Tripoli, un governo riconosciuto dall’Onu ma abbandonato praticamente a sé stesso e alla protezione – appunto – della Turchia di Erdogan. Di fatto sarà impossibile fermare le armi dirette al generale Khalifa Haftar.

Irini potrà condurre ispezioni in alto mare al largo della costa libica su navi sospettate di trasportare armi o materiale da e verso la Libia in accordo con l’ultima risoluzione Onu del 2016. Ma le armi alla fazione di Haftar arrivano via aerea da Emirati o da paesi dell’ex Urss oppure passano via terra, dal confine egiziano. Irini in questo caso potrà fare ben poco, se non raccogliere foto satellitari e informazioni di intelligence.

Altro compito sarà raccogliere informazioni sul traffico illegale di petrolio e di prodotti raffinati: in Libia la benzina è sovvenzionata dallo Stato, per cui milioni di barili all’anno vengono esportati clandestinamente e venduti su mercati africani ma anche in alcuni paesi del Mediterraneo. Con due effetti: il primo quello di svuotare le casse del governo di Tripoli. Il secondo quello di riempire invece le casse di contrabbandieri di petrolio che sono poi collegati ad ogni altro tipo di criminalità (traffico di armi e di migranti innanzitutto).

Irini dovrà anche “contribuire al potenziamento delle capacità e alla formazione della guardia costiera libica e della marina militare nelle attività di contrasto in mare”. E anche “alla distruzione del modello di business delle reti di traffico e traffico di esseri umani attraverso la raccolta e il pattugliamento di informazioni da parte di aerei”.

Rimane, dunque il contrasto all’immigrazione clandestina. Ma i compiti assegnati dall’Unione europea all’ammiraglio che comanda la missione, il contrammiraglio italiano Fabio Agostini, sono precisi. La missione non deve “attrarre” nuova immigrazione clandestina. Non deve diventare una nuova occasione di affari per i trafficanti. Nelle prossime ore i paesi membri dell’Unione assegneranno navi e aerei, permettendo di fatto il ripristino di una attività che praticamente era stata soltanto sospesa.

Fonti di Bruxelles precisano che nel caso in cui le navi militari salvassero dei migranti, la Grecia si è detta disposta ad essere il porto di sbarco per quei naufraghi. Atene ha accettato la possibilità di ricevere nuovi profughi per l’importanza politica che assegna all’embargo delle armi. La Grecia vuole fermare l’espansione della Turchia nel Mediterraneo orientale e adesso in quello centrale. Vuole ostacolare i rapporti fra Tripoli e Ankara; fra l’altro di recente le due capitali hanno firmato un accordo per la suddivisione della piattaforma continentale (a scopo esplorazioni di idrocarburi) che non tiene conto dei diritti della Grecia e in particolare della presenza dell’isola di Creta nel tratto di mare fra Libia e Turchia.

Oggi il ministro degli esteri della Ue Josep Borrell commentando il lancio di Irini ha detto che “malgrado gli appelli internazionali per una tregua che aiuti a contenere il coronavirus lanciati dal segretario generale delle Nazioni Unite, gli scontri in Libia sono aumentati”. “Non possiamo permetterci di combattere due guerre allo stesso tempo – ha aggiunto Borrell – dobbiamo dedicare tutte le nostre energie al contenimento del coronavirus, per questo l’operazione Irini è anche un contributo a questa lotta”.