di Naomi di Roberto – OTHERNEWS
Drammatica situazione per i 13mila migranti sfollati, intanto in Corsica il vertice per risolvere le tensioni nel Mediterraneo orientale.

Moria è in fiamme. Circa 13mila gli sfollati da ricollocare in sistemazioni sicure. Molti i fuggiti dalla struttura, tra questi anche persone risultate positive al Coronavirus.
Abbiamo già parlato diverse volte della drammatica situazione che quotidianamente si viveva nel campo profughi di Moria, a Lesbo. Sovraffollamento e scarsa igiene erano soltanto alcune delle problematiche presenti nell’hotspot greco, a cui si aggiungevano discriminazione da parte della popolazione locale, criminalità e violenze. L’allarme era stato lanciato già a Marzo dai Medici Senza Frontiere (MSF): “In alcune parti del campo di Moria c’è solo un rubinetto ogni 1.300 persone e il sapone non è disponibile. Famiglie di cinque o sei persone devono dormire in meno di tre metri quadri. Questo significa che le misure raccomandate per prevenire la diffusione del virus, come lavarsi spesso le mani e la distanza sociale, sono semplicemente impossibili” dice la Dott.ssa Hilde Vochten, coordinatore medico di MSF in Grecia. Ed è proprio così che è accaduto l’inevitabile. Il sovraffollamento e le terribili condizioni di vita dei migranti senza acqua, senza elettricità e servizi igienici, rappresentano la tempesta perfetta per un’epidemia di Covid-19, data anche la mancanza di adeguati servizi igienico-sanitari e lo scarso accesso alle cure mediche. Moria è il campo più grande d’Europa, questo avrebbe infatti dovuto ospitare 3mila richiedenti asilo ma, in realtà, ne aveva circa 13mila in condizioni estreme: una vera crisi umanitaria.
Dopo alcuni accertamenti dovuti ad un migrante somalo, solo la settimana scorsa 35 richiedenti asilo erano risultati positivi al Coronavirus. Anche se la polizia non ha ancora confermato, si pensa che l’incendio sia stato appiccato proprio da un gruppo di migranti, in segno di protesta contro le regole di isolamento e le restrizioni previste dal governo greco che, intanto, aveva dichiarato per l’isola lo stato di emergenza per 4 mesi inviando tutto il personale possibile, tra polizia e vigili del fuoco, per cercare di tenere la situazione sotto controllo. Fortunatamente, almeno per ora, non sono stati registrati decessi.
Sicuramente la questione migranti non è mai stata fra le priorità Europee, soprattutto in questo periodo in cui il continente, guidato dalla presidenza tedesca, sta cercando di uscire dalla crisi dovuta proprio alla pandemia globale ed occupandosi parallelamente della questione Brexit. Promesse di solidarietà, aiuti e tweet sono arrivati, ma nulla di realmente concreto fatta eccezione per la Norvegia che, fin da subito, si è dichiarata disposta ad accogliere 50 profughi: la condizione posta dal Governo di Oslo è che rientrino nella quota dei tremila che il Paese scandinavo deve accettare quest’anno. Anche Francia e Germania si sono fatte avanti, annunciando che avrebbero accolto 400 minori non accompagnati; l’Olanda invece ha dato disponibilità ad ospitarne 100, la metà dei quali minori. Si ricorda che il campo Moria ospitava circa 13mila migranti: Mitarachi, il Ministro per le Migrazioni, ha affermato che un primo traghetto con 2mila richiedenti asilo è stato inviato verso Mitilene, la città più grande dell’isola.
Un problema rimasto purtroppo ancora aperto.
“Le immagini che arrivano dal campo di Moria sono devastanti. Dobbiamo mobilitarci in sostegno di donne, uomini e bambini che necessitano di un tetto, immediatamente. Questa è un’emergenza umanitaria, l’Europa deve mostrare la sua solidarietà”, scrive in un tweet il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.
“L’Europa deve passare dalle parole di solidarietà a una politica di fatti” sottolinea il Primo Ministro greco Kyriakos Mitsotakis.
Intanto il vertice UE in Corsica
L’Europa è stata sicuramente presente in Grecia con la missione Irini, che significa proprio “pace” in Greco, e che si doveva occupare attraverso navi, satelliti ed aerei di ispezionare il mare al largo delle coste libiche con il fine di tener sotto controllo le imbarcazioni sospettate di trasportare armi verso la Libia. Tra gli altri compiti, vi era anche quello di prestare aiuto in mare qualora fossero trovati migranti e di prestargli soccorso trasportandoli poi nei porti della Grecia. Una missione risultata però di fatto inefficace, soprattutto successivamente alle politiche messe in atto dal Presidente Turco Erdogan nel Mediterraneo orientale.
Fra le tematiche principali da affrontare fra i leader politici europei doveva esserci proprio il tema migranti, fattosi sempre più drastico da quando il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha riaperto a tutti gli effetti i confini del paese, senza che venisse comunicata ufficialmente alcuna sospensione degli accordi del 2016 con l’Unione Europea; ma anche (e soprattutto) la questione energetica e geopolitica dell’Egeo e del Mediterraneo orientale a cui Ankara intende prender parte ispezionando i fondali con le sue navi alla ricerca di gas, e violando dunque il diritto internazionale. Giovedì il vertice in Corsica presieduto dal Presidente francese Emmanuel Macron, presenti tutti i rappresentanti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (il cosiddetto Med7): Italia, Spagna, Grecia, Portogallo, Cipro e Malta. La parola d’ordine dell’incontro è stato proprio “dialogo”: in maniera pacifica e nel rispetto dei patti internazionali cercare di ristabilire relazioni serene, qualora la Turchia si dimostrasse indisponibile a ciò, in vista del Consiglio Europeo del 24 e 25 Settembre, i Paesi interessati elaboreranno una lista di misure restrittive e sanzioni da proporre contro Erdogan e le sue politiche unilaterali ed anti democratiche.
Macron, in un incontro con il Presidente greco Mitsotakis prima del vertice, aveva dato piena disponibilità militare e collaborazione alla Grecia. La Turchia “non è più partner” aveva sottolineato il leader francese durante il vertice di Ajaccio, dichiarando inammissibili i comportamenti adottati da Ankara lungo le coste libiche e cipriote che negano i diritti legittimi della Grecia. Una Grecia ovviamente stremata dal Coronavirus e crisi migratoria, soprattutto in questi ultimi giorni.