In una lettera aperta al Presidente del Consiglio dei Ministri Mario Draghi, Survival International denuncia che la lotta alla perdita di biodiversità non può essere realizzata a spese dei migliori custodi della natura, i popoli indigeni.
L’obiettivo di trasformare il 30% del pianeta in “Aree Protette” entro il 2030, che sarà approvato in occasione della COP 15 (Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Diversità Biologica), è una “grande bugia verde”: distruggerà la vita di circa 300 milioni di persone e non salverà il pianeta.
Signor Presidente Mario Draghi, l’obiettivo di trasformare il 30% del pianeta in “Aree Protette” entro il 2030 sarà discusso al Congresso della IUCN nel prossimo mese di settembre, e deciso alla COP15 della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD). Il target è stato presentato come una delle priorità per ridurre la perdita di biodiversità e la mitigazione dei cambiamenti climatici. Si tratta di un grave errore. Lungi dall’essere una soluzione miracolosa, le aree protette provocano gravi violazioni dei diritti umani dei popoli indigeni e delle comunità locali. E nulla oggi lascia pensare che in futuro sarà diverso. La creazione di aree protette, soprattutto in Africa e Asia, segue un modello coloniale detto “conservazione-fortezza” che porta all’accaparramento di terra. I popoli indigeni che vivono in questi territori vengono sfrattati, picchiati, torturati, violentati o addirittura uccisi da guardaparco supportati dalle maggiori ONG della conservazione. L’espansione di questo modello per raggiungere il target del 30% rischia di danneggiare oltre 300 milioni di persone, tra le quali si contano le comunità più vulnerabili e rispettose dell’ambiente. Le aree protette danneggiano anche la biodiversità che pretendono di voler proteggere. I popoli indigeni giocano infatti un ruolo cruciale nella protezione degli ecosistemi in cui vivono. Quando i loro diritti sui territori ancestrali sono garantiti, le loro conoscenze e stili di vita li rendono i migliori custodi della natura. Le evidenze scientifiche in merito sono schiaccianti. Tuttavia, l’attuale progetto di espansione delle aree protette non prevede nessuna garanzia per i popoli indigeni né per le comunità locali. Chiediamo che siano garantiti e rispettati i loro diritti territoriali, il diritto all’autodeterminazione e al consenso previo, libero e informato. L’Italia ha dichiarato il proprio appoggio all’obiettivo del 30% nel quadro della “Coalition of High Ambition for Nature and Peoples” e quest’anno, come da Lei ricordato, il paese ospiterà il G20 oltre che la Pre-Cop. Perciò sulle Sue spalle ricade una grande responsabilità. Lei ha affermato che “proteggere il futuro dell’ambiente richiede un approccio nuovo”: ha ragione! Per questo La sollecitiamo ad abbandonare un modello di conservazione coloniale, razzista, responsabile di gravi abusi e oltretutto inefficace ai fini ambientali. È vitale che Lei usi la Sua leadership per rafforzare i diritti umani e territoriali dei popoli indigeni e per far implementare tutte le misure necessarie a garantire che siano rispettati. I popoli indigeni sono i migliori conservazionisti e assicurare i loro diritti dev’essere il principale strumento di protezione della biodiversità. Per i popoli indigeni, per la natura, per tutta l’umanità. Cordialmente. Survival International |
Questi uomini Khadia sono stati cacciati dalla loro terra, trasformata in una riserva delle tigri. Per mesi hanno vissuto sotto teli di plastica. Se i piani per il 30% dovessero procedere, milioni di persone rischiano di subire lo stesso destino. © Survival International
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