AstraZeneca, dallo stop australiano ai broker dei vaccini

What science can do” è il purpose di AstraZeneca. Ripercorriamo tutti i fatti che recentemente hanno scosso l’azienda farmaceutica fino al fenomeno dei cosiddetti broker dei vaccini e chiediamoci: cosa può fare per noi la scienza?

di Gianfranco Maselli– OTHERNEWS e Ilaria Fieroni

Astrazeneca, dallo stop australiano fino al fenomeno dei broker dei vaccini

Per Orazio nulla è bello se guardato sotto tutti i punti di vista possibili. Più aumentano le prospettive e più alcune cose si fanno terribilmente reali. Se seguissimo questa strada nella comprensione dei meccanismi umani non troveremmo né vittime né carnefici, né demoni né santi.

Aumentare i punti di vista su un evento vuol dire, allo stesso modo, avvicinarsi allo stato più primigenio delle cose e approdare presso lidi di verità pura, spesso passando attraverso il mare delle umane contraddizioni. Questa è la rotta che ogni giornalista dovrebbe seguire. Questa è la rotta che io e la Dottoressa Ilaria Fieroni seguiremo oggi parlando di AstraZeneca, dal caso dello Stop dell’esportazione australiana ai discussi ritardi nelle consegne, fino al fenomeno dei broker dei vaccini.

Lo stop dei vaccini per l’Australia

Se decidessimo di salpare ordinatamente, tracciando una rotta composta che tenga innanzitutto conto degli ultimi fatti di cronaca, sarebbe impossibile non cominciare dallo stop ai vaccini AstraZeneca e alla loro esportazione in Australia, avvenuto lo scorso 3 marzo.

Accade che l’Italia decide di bloccare l’esportazione di 250mila dosi del vaccino di AstraZeneca in Australia. Una scelta condivisa e avallata, formalmente, dalla Commissione europea. La Farnesina ricostruisce immediatamente la vicenda, partendo dal 24 febbraio. In questa data è stata ricevuta una richiesta di autorizzazione all’esportazione dei vaccini anti-Covid da parte di AstraZeneca.

In passato erano state già formulate richieste di autorizzazione sempre da AstraZeneca. L’Italia, d’intesa con la Commission UE, aveva sempre concesso il proprio nulla osta poiché si aveva a che fare con “modiche quantità di campioni destinati ad attività di ricerca scientifica”.

Le motivazioni della Farnesina

La richiesta per l’export in Australia che ha suscitato il blocco dei vaccini, invece, riguardava ben 250.700 dosi, cifre ben diverse dal passato. Per questo motivo la Farnesina, dopo aver consultato le altre amministrazioni competenti, ha espresso il suo parere negativo inviando la proposta di non autorizzare l’esportazione alla Commissione.

Fra le motivazioni che hanno indotto l’Italia al blocco delle esportazioni del vaccino, tuttavia, si annoverano anche “i ritardi nelle forniture dei vaccini da parte di AstraZeneca nei confronti dell’Ue e dell’Italia”. Per la Farnesina i tempi e gli accordi devono essere rispettati inderogabilmente ed è la stessa AstraZeneca a dirsi dispiaciuta per l’accaduto.

“Capiamo perfettamente la decisione vista anche la situazione che abbiamo in Europa”, dichiara Lorenzo Wittum, amministratore delegato di AstraZeneca Italia, in un’intervista esclusiva a ClassCnbc. Witttum ribadisce l’impegno dell’azienda a fornire in futuro le quantità che previste assieme all’Unione Europea, ottimizzando le tempistiche produttive.

Lorenzo Wittum, Amministratore Delegato di AstraZeneca Italia

Vaccini inutilizzati, incapacità di distribuirle efficacemente o protezionismo vaccinale?

La vicenda sembrerebbe esaurirsi qui, nell’armonia generale e nella concordia. Tuttavia, come anticipato nelle premesse di questo articolo, non possiamo esimerci dal guardare i protagonisti di questa storia da più angolazioni. Una di queste, ad esempio, è il punto di vista del New York Times. Secondo il quotidiano dietro la decisione di stop ai vaccini AstraZeneca intrapresa dal governo Draghi ci sarebbe «Un’ Italia disperata». Assieme a ciò si accompagnano tanti altri scenari poco rassicuranti.

La decisione pare infatti abbia inacidito gli animi di coloro che temono che tutto questo possa dare inizio a una nuova stagione di protezionismo vaccinale.

Come se non bastasse i dati sulla distribuzione e sulla somministrazione dei vaccini in Europa mostrano anche altro. I ritmi lenti delle campagne vaccinali non sono dovuti soltanto ai ritardi delle aziende farmaceutiche denunciate dai governi europei. Accanto a ciò ci sarebbe anche la scarsa organizzazione di questi ultimi.

Sembra infatti che nei frigoriferi degli ospedali di tutta Europa siano custodite milioni di dosi di vaccino rimaste inutilizzate, in attesa di essere somministrate alle persone di tutto il continente. Si tratta di incapacità di distribuirle efficacemente da parte dei governi o davvero di segnali di una imminente stagione di protezionismo vaccinale?

I decessi siciliani

Un’altra prospettiva da considerare consiste nell’impatto che ha avuto quanto è accaduto in Italia negli ultimi giorni. Dopo la segnalazione del decesso di tre militari vaccinati con AstraZeneca in Sicilia, legato probabilmente a trombosi e coaguli del sangue, l’Agenzia italiana del farmaco AIFA ha emesso in via precauzionale un divieto di utilizzo del lotto a cui appartenevamo i vaccini incriminati.

“What science can do”? 

E dunque, come recita il purpose di AstraZeneca: What science can do”?  “Cosa può fare la scienza”? Date le ultime vicende, è doveroso chiederselo tenendo presente che negli ultimi tempi una cornice di immoralità, mancata trasparenza, incertezze, rischi, ritardi e scopo di lucro si accompagna sempre di più all’immagine di AstraZeneca.

Per quanto riguarda i ritardi, già dallo scorso Gennaio l’azienda aveva comunicato che avrebbe tardato la consegna delle dosi per il primo trimestre, tagliandone anche la quantità. A questo è seguito, a fine febbraio, un ulteriore taglio del 50% della fornitura UE per il secondo trimestre. Pertanto, ad oggi, in Italia sono state consegnate effettivamente circa 1,5 milioni di dosi rispetto agli 8 milioni pattuiti contrattualmente, successivamente divenuti 5,35 milioni.

Accanto ai ritardi c’è il motivo che preoccupa maggiormente più di uno stato. L’efficacia di AstraZeneca è pari al 60% contro i rassicuranti 90 – 95% di Moderna e Pfizer-BioNTech ma questo sembra turbare poco sia l’azienda che molti addetti ai lavori. Ad esempio, il Direttore dell’ Ospedale Spallanzani di Roma, Giuseppe Ippolito, in un’intervista rilasciata lo scorso febbraio ha dichiarato  che “tutti i vaccini oggi disponibili sono efficaci e sicuri. Non c’è tempo per aspettare quello ideale.”

Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani di Roma

A queste due affermazioni già abbastanza discordanti tra loro se ne accompagna un’altra poco coerente: “Bisogna accettare tutti i vaccini relativamente buoni, con profilo di sicurezza adeguato, ovvero con assenza di effetti indesiderati gravi”.

Considerati gli ultimi casi di cronaca, attorno ad AstraZeneca trova terreno fertile una diffidenza che si accresce ulteriormente soprattutto con il recente caso dei broker dei vaccini, una pratica che mette da parte qualsiasi certezza e trasparenza.

I cosiddetti “Broker dei vaccini”, come funziona il loro lavoro?

Come è noto, a febbraio hanno fatto scalpore i broker dei vaccini AstraZeneca, ma è bene spiegare innanzitutto cosa si intende quando ricorriamo a questo termine. In economia, il broker è un intermediario d’affari che non assume posizioni in proprio ma per conto dei clienti.

Nella fattispecie, i broker in ambito farmaceutico opzionano l’acquisto di stock di medicinali dalle case responsabili della produzione. In questo caso trattandosi di AstraZeneca parliamo di un determinato quantitativo di vaccini.

Le fiale rimangono al produttore fino quando il broker non stipula un contratto di vendita con un ente statale e/o regionale e, solo a partire dalla sottoscrizione del contratto, le fiale possono essere consegnate all’acquirente.

I broker dei vaccini: cosa cambia con la loro intermediazione?

A questo punto potreste domandarvi: la differenza nella vendita diretta tra l’ente e AstraZeneca, senza un broker come intermediario, dove sussiste? In primis, nel prezzo di vendita stimato dal broker che ovviamente è maggiorato.

La seconda differenza risiede nei tempi di consegna: con questo meccanismo la consegna avviene in media tra i sette e i dieci giorni, un lasso di tempo molto diverso rispetto a quelli previsti in un acquisto senza intermediazione.

Sorge spontaneo, a questo punto, domandarsi se i ritardi che attualmente si registrano quando si acquista senza l’aiuto di un broker di vaccini siano effettivamente reali e imputabili alla disorganizzazione delle case di produzione.

Allo stesso modo domandiamoci quanto questo meccanismo di vendita possa essere etico e legittimo. Dov’è finita l’imposizione di trasparenza nella compravendita dei vaccini decantata il 30 gennaio scorso da Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione EMA?

Tutto questo avviene su mercati paralleli alimentati da un continuo scopo di lucro, spazi in cui i concetti di trasparenza ed eticità non hanno mai fatto la differenza. Qui non è difficile immaginare dove pende l’ago della bilancia se sui suoi piatti ci sono da una parte il denaro e dell’altra la salute della popolazione.

Serve trasparenza e cooperazione

Ci sono dunque tutti i presupposti con i quali ridurre forzatamente AstraZeneca ad un lockdown commerciale forzato, una zona rossa farmaceutica. Tuttavia quanto detto non deve alimentare il negazionismo generale.

Non è sbagliato porsi domande su quanto realmente questo vaccino possa funzionare anche se, le suddette domande, non dovrebbero essere un trampolino di lancio verso la perdita di fiducia e quindi una rinuncia a vaccinarsi. Il beneficio del dubbio dovrebbe essere il punto di partenza per cercare nuove soluzioni.

“Lontani oggi per essere vicini domani” inizia a suonare come un motto irrealistico di cui, tuttavia, forse abbiamo ancora bisogno per coltivare un progetto di cooperazione trasparente ed etico, una soluzione che fra tanti anni potremo osservare da più angolazioni senza aver paura di scontrarci con le nostre più oscure ed eterne contraddizioni.

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  1. Grazie Gianfranco per averci spiegato, insieme ad Ilaria, il ruolo ambigua del “broker dei vaccini”. I governi dovrebbero avere autorevolmente un canale diretto ed immediato con le aziende produttrici di vaccini e di tutti quei prodotti indispensabili per la comunità e non farsi infinocchiare da mediatori faccendieri il cui unico scopo è quello di succhiare risorse alla collettività. Complimenti per l’articolo

  2. Grazie Gianfranco per averci spiegato, insieme ad Ilaria, il ruolo ambiguo del “broker dei vaccini”. I governi dovrebbero avere autorevolmente un canale diretto ed immediato con le aziende produttrici di vaccini e di tutti quei prodotti indispensabili per la comunità e non farsi infinocchiare da mediatori faccendieri il cui unico scopo è quello di succhiare risorse alla collettività. Complimenti per l’articolo

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