Numero 77 – Cosa è successo nel mondo questa settimana? Panoramica sui fatti globali principali, a volte trascurati dal mainstream.
a cura di Cecilia Capanna
di Gianfranco Maselli – 29 marzo – 4 aprile
Siamo al numero 77 cosa è successo nel mondo questa settimana?
Votati alla resistenza ad ogni costo come i Birmani, consacrati alla verità e alla giustizia come Daphne Caruana Galizia. Se l’Europa e il Globo intero facessero proprie queste due qualità, come se fossero preziose coordinate, la storia forse imboccherebbe strade migliori. Queste ci porterebbero in un mondo dove il brevetto di un vaccino è un bene pubblico, dove non esistono gli orrori dei campi profughi greci e dove i disastri ambientali causati dai trasporti marittimi, come con la Ever Given nel canale di Suez, sono solo un brutto sogno. Oggi è il tempo di raccontare ciascuno di questi eventi ma anche di esercitare il nostro diritto di immaginare altri mondi. È scontrandoci con la realtà più dura, infatti, che sopraggiunge il bisogno di rifugiarci nel nostro immaginario. Qui l’uomo, da sempre, dà forma al suo domani.
Giorni di terrore e disonore
I Birmani sono un popolo a cui non piace arrendersi, neanche quando sentono la morte avvicinarsi e, per un attimo, sfiorarli piano. Centinaia sono stati i manifestanti uccisi in seguito alle proteste contro il colpo di Stato in Myanmar.
Fra questi tanti minori, studenti, lavoratori, donne. Ciò che sta accadendo in Birmania nelle ultime ore sta scioccando l’intera comunità internazionale. La resistenza dei diretti interessati, tuttavia, non sembra vacillare. Le proteste non si fermano e, allo stesso modo, non si fermano neanche le repressioni da parte dei militari, sempre più dure e pericolose. Cosa c’è dietro il colpo di stato che ha scatenato le proteste birmane? Cosa sta succedendo in tutto questo ai Rohingya, una delle etnie più perseguitate al mondo? Cerchiamo di raccontare una delle pagine più dure della Storia del Myanmar con Naomi Di Roberto 👇
La pista cinese nel caso Panama Papers
Un consorzio di giornalisti investigativi sta dando seguito alle inchieste iniziate da Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese assassinata da un’autobomba nel 2017 di cui la nostra Marlene Simonini aveva dato conto qualche tempo fa 👉 Daphne Caruana Galizia: l’inchiesta non si ferma, per ora. La rete internazionale di giornalisti si è concentrata su due oscure società, Macbridge e Dow’s Media, entrambe legate a Malta per vie traverse e oggetto delle ricerche da parte di Caruana Galizia.
Gli ultimi sviluppi hanno rivelato che si tratta di società-fantoccio con base a Hong Kong. L’equipe di giornalisti ha ricondotto entrambe le società a Cheng Chen, un dirigente di Accenture originario di Shangai che ha negoziato degli investimenti in Malta e Montenegro per conto di Shangai Electric Power, una compagnia di produzione energetica controllata da Pechino. La pista cinese ha aggiunto una nuova dimensione al caso di Daphne Caruana Galizia, gettando luce su un sistema di corruzione internazionale che sembrerebbe essere ancora più complesso ed esteso di quanto immaginavamo 👉 La pista cinese nel caso Caruana Galizia
Il diritto di immaginare un vaccino libero
Se l’Europa e il Globo intero facessero proprie la forza dei Rohingya e il coraggio di Daphne la storia, forse, imboccherebbe strade migliori. Queste ci porterebbero, magari, in un mondo dove il brevetto di un vaccino è un bene pubblico.
Oggi non vogliamo solo raccontarvi la nostra realtà, quella di un mondo fatto di aziende farmaceutiche che detengono uno scandaloso monopolio sui vaccini e la loro produzione. Oggi vogliamo anche esercitare il nostro diritto di immaginare altri mondi, delle realtà dove liberare il brevetto di un vaccino per renderlo pubblico e produrlo in ogni paese non è utopia ma un gesto spontaneo che cancellerebbe la pandemia alla radice. Non c’è da sentirsi sciocchi ad immaginare. È rifugiandosi nel suo immaginario che l’uomo ha plasmato il mondo attorno a sé. Se questa voglia di cambiare davvero ci unisce possiamo aderire all’Iniziativa Cittadina Europea “Right 2 cure”. Raccogliere almeno 1 milione di firme in almeno 7 paesi significherebbe presentare questa mozione alla Commissione europea 👉Adesione a “Right 2 cure”
Suez fra passato e presente
In un universo alternativo l’immagine del blocco della Ever Given nel canale di Suez vivrebbe unicamente nei nostri sogni più bui. Pochi giorni fa l’imbarcazione è stata finalmente rimossa ma ora, in seguito all’accaduto, è impossibile non farsi delle domande. Tutti sembrano aver compreso il ruolo portante della logistica e delle infrastrutture a supporto delle catene globali di fornitura e di vendita ma cosa accade se l’ingranaggio delle navi portacontainer si blocca? Al di là dell’aspetto economico, quali sono poi le ripercussioni ambientali che scaturiscono da una tale mole di trasporti marittimi? È possibile limitare i danni e immaginare un canale di Suez diverso? Proviamo a raccontare Suez fra passato e presente guidati da Rosarianna Romano👇
Grecia al limite
Accompagnata dal ministro greco per la Migrazione e l’Asilo, il commissario dell’Unione europea per gli Affari interni Ylva Johansson, ha visitato i campi profughi nelle isole di Samos e Lesbo per annunciare la costruzione di nuovi centri per i rifugiati in cinque isole dell’Egeo. La notizia, motivata dalla stessa Johansson con l’importanza di garantire la solidarietà tra gli stati membri dell’Ue, dimostra ancora una volta come i leader dell’Ue vivano in un mondo distorto. L’Unione sembra essersi già dimenticata dell’incendio del campo di Moria e degli 8000 profughi del mediterraneo orientale che ancora oggi continuano a soffrire ogni giorno nei campi europei sulle isole greche 👉 Grecia: l’Ue annuncia 5 nuovi campi profughi nelle isole dell’Egeo
Ci fermiamo qui. Grazie dell’attenzione, buona Pasqua, alla prossima settimana.