Investire in cooperazione per rilanciare l’Italia

Investire nella cooperazione

L’appello di Stefano Manservisi, Angelino Alfano, Laura Frigenti e Paolo Lembo – Advisory Board di AVSI *La Repubblica

Ce lo aspettavamo forte, ma ora lo possiamo misurare: l’impatto della pandemia sull’attenzione e sulle risorse finanziarie riservate alla cooperazione internazionale allo sviluppo si sta configurando come una rimozione dannosa e paradossale. Non possiamo accettarla e per questo lanciamo un invito chiaro: aumentiamo, non diminuiamo, i fondi destinati alla cooperazione internazionale: gioca un ruolo fondamentale nella ripresa che cerchiamo. 

In queste settimane si scrive il piano che deciderà il nostro futuro, ma dobbiamo vigilare: non ci può  essere alcuna ripartenza sostenibile da noi se il resto del mondo, l’Africa e i paesi del vicinato, affondano.

Proprio quando la dimensione globale della crisi emerge in tutta la sua brutalità, quando anche la stampa economica ricorre a titoli come “non ci si salva da soli”, assistiamo a tagli drastici dei fondi destinati all’aiuto allo sviluppo, in Italia come in molti altri paesi, alla riduzione di cooperazione internazionale e partenariato a preoccupazioni di mera contabilità finanziaria.

Ma quale altra esperienza più della crisi attuale, con implicazioni pervasive a livello sanitario, economico, sociale, politico, può aiutarci a comprendere l’inevitabile multi-direzionalità che i futuri modelli di cooperazione sono chiamati ad acquisire?

Le sfide conseguenti alla crescente interconnessione possono essere risolte solo attraverso un rinnovato multilateralismo: non è una generosità in cui indulgere nei momenti di prosperità, ma una necessità storica.

La relazione donatore/beneficiario è obsoleta, perché la cooperazione allo sviluppo è multidirezionale nell’interesse dei paesi sviluppati tanto quanto in quello dei paesi in via di sviluppo.

È illusorio ritenere conveniente togliere fondi alla cooperazione per distribuirli agli interventi interni: rastrellare qualche risorsa così è miope e sbagliato. La spesa esterna di cooperazione deve aumentare perché è condizione fondamentale per rendere efficace e sostenibile la spesa interna.

Per questo non possiamo perdere la chance di usare il cambiamento in atto con spirito positivo e deciderci a investire risorse in questa nuova cooperazione che sa creare occupazione, alleanze, che mette in moto le economie e contribuisce al governo di questioni transazionali, una su tutte le migrazioni.

La questione ambientale lo documenta ulteriormente: la salute delle persone non può essere protetta se si compromette quella del pianeta in cui viviamo. Sono caduti tutti gli alibi: dobbiamo onorare gli impegni sottoscritti a Parigi nel 2015 promuovendo un’economia verde e sostenibile che contrasti una delle più formidabili minacce alla pace e sicurezza internazionali: la diseguaglianza. 

A tal fine dobbiamo creare le condizioni per un confronto reale, aperto al contributo di tutti i soggetti, un approccio multistakeholder senza timore del paragone con pareri divergenti.

In Italia quindi con la società civile, la Cassa Depositi e Prestiti, l’AICS, le autorità locali, le imprese. In Europa evitando che passioni nazionaliste, minacciando l’integrità dell’Unione, ci impediscano di perseguire il bene comune.

Lo stesso Financial Times, pubblicando un appello di Gordon Brown, chiama le nazioni del G20 a disegnare un piano di crescita post-Covid, che vale solo se globale, che non tagli fuori nessuno. Un G20 che sarà a conduzione italiana.

Questo è il momento favorevole: nell’Unione Europea si è appena trovato un accordo sul Multiannual Financial Framework, il Bilancio 2021 e sul nuovo strumento di cooperazione internazionale: offrono una configurazione concordata, all’ interno della quale discutere l’implementazione di priorità e la definizione di progetti di riassetto economico globale. Tutto, compresa la quota più drammatica della lezione della pandemia, concorre a indirizzarci verso la necessità di un lavoro comune. Non ci possiamo permettere di rinviarlo ancora.

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Gli Autori:


Stefano Manservisi
, consigliere speciale del commissario europeo per l’economia Paolo Gentiloni, e già Direttore Generale della cooperazione internazionale della Commissione Europea.

Angelino Alfano, avvocato, già ministro degli esteri e cooperazione Internazionale , presidente della Fondazione De Gasperi.

Laura Frigenti, Global Head International Development Practice a KPMG LLP, già direttrice dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo.

Paolo Lembo, ex capo Missione ONU in Afghanistan, Algeria, Iraq, Yemen.