L’indagine di Durham può inguaiare Obama

di Roberto VivaldelliInsideover

Barak Obama

La contro-inchiesta sulle origini del Russiagate condotta dal Procuratore John Durham potrebbe ora inguaiare seriamente l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Se, come verrà eventualmente appurato, c’è stata un’operazione di controspionaggio ai danni della Campagna di Donald Trump da parte delle agenzie governative, è difficile pensare Obama ne fosse totalmente all’oscuro. Come spiega il giornalista investigativo americano Eric Zuesse in un’inchiesta pubblicata su Strategic Culture Foundation, l’ex presidente degli Stati Uniti potrebbe finire in grossi guai giudiziari perché il più grande crimine che un presidente americano possa commettere è quello di agire contro la democrazia americana, la Costituzione, lavorando con poteri stranieri per prenderne il controllo oppure agendo all’interno per sabotare la democrazia stessa e le sue regole. “L’indagine sul Russiagate, che in precedenza si concentrava sull’attuale presidente degli Stati Uniti ha invertito la sua direzione e ora prende di mira il predecessore di Trump. Sebbene non possa più essere rimosso dall’incarico, deve rispondere alle leggi penali, come qualsiasi altro americano”.

Obama ha giocato sporco contro Trump?

Come ricorda Zuesse, un’ordinanza del 17 dicembre della Corte Fisa (Foreign Intelligence Surveillance Act) ha severamente condannato la condotta dell’Fbi sotto Obama, per aver ottenuto, il 19 ottobre 2016 (prima delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti), da quella Corte, con false pretese, un’autorizzazione federale per a iniziare le indagini sulla campagna presidenziale di Donald Trump, accusato di essere colluso con il governo russo. Centrale, secondo Zuesse, è comprendere il ruolo controverso del professor Stefan Halper. Nel frattempo, secondo quanto riportato da The Intercept, il procuratore John Durham prosegue le sue indagini e ha interrogato l’ex direttore della Nsa Michael Rogers.

Rogers ha incontrato Durham, in diverse occasioni, secondo due persone che hanno familiarità con la vicenda. Sebbene la sostanza di tali incontri non sia chiara, Rogers ha collaborato volontariamente, hanno affermato diverse persone a conoscenza della questione. Si tratta del primo ex direttore dell’intelligence interrogato da Durham nell’ambito della controinchiesta sul Russiagate che potrebbe inguaiare Barack Obama e la sua amministrazione. “È stato molto collaborativo”, ha detto un ex funzionario dell’intelligence che è a conoscenza degli incontri di Rogers con il Dipartimento di Giustizia.

“L’ex presidente chiese all’Italia di indagare su Trump”

Come riportato lo scorso 13 dicembre da InsideOver, l’Italia rimane al centro della vicenda sul Russiagate. L’accusa che arriva dal mondo repubblicano è potente: l’allora presidente Barack Obama avrebbe chiesto nel 2016 ai governi stranieri di indagare e spiare Donald Trump e la sua Campagna. Lo ha ribadito alla Commissione giustizia della Camera il deputato texano John Ratcliffe. “L’amministrazione Obama – ha sottolineato – chiese alla Gran Bretagna, all’Italia e all’Australia e ad altri Paesi di aiutarlo nelle sue indagini su una persona che era un oppositore politico del partito opposto (Donald Trump, ndr)”. Ratcliffe ha poi difeso il presidente Usa dall’inchiesta d’impeachment: “Siamo nel comitato giudiziario, giusto? Comprendiamo la Costituzione, capiamo che il presidente è il dirigente unitario, è il ramo esecutivo, e tutto il potere del ramo esecutivo deriva dal presidente. E il presidente può e dovrebbe chiedere assistenza ai governi stranieri nelle indagini penali in corso”.