Dal 19 al 21 novembre si è svolto online l’evento “The Economy of Francesco” (L’economia di Francesco), un’iniziativa fortemente voluta da Papa Francesco per coinvolgere i giovani nel radicale processo di riforma del sistema economico, a partire dalla consapevolezza che “una diversa narrazione economica è necessaria, prendendo responsabilmente atto che l’attuale sistema mondiale è insostenibile».
di Alice Minati – OTHERNEWS
Non a caso, per rifondare la casa comune, Papa Francesco sceglie di rivolgersi ancora una volta ai giovani, quali protagonisti del Patto di Assisi che vuole anteporre la “cultura dell’incontro” alla cultura dello scarto. Il Vescovo di Roma si rivolge alle forze nuove, i giovani, creatori della società di domani, ma con una forte propensione al cambiamento “dell’oggi”.
Cosa è l’Economia di Francesco
L’economia di Francesco è una scelta coraggiosa da parte del Pontefice, lungimirante, considerando quanto poco venga presa in considerazione questa categoria dalla classe dirigente nazionale e internazionale. Non solo, il Papa ha spronato i giovani a partecipare attivamente al dibattito e alle scelte assunte a loro nome: “Voi non potete restare fuori da dove si genera il presente e il futuro. O siete coinvolti o la storia vi passerà sopra” – ha affermato Papa Francesco. Una presa di posizione forte che ancora una volta mostra la risolutezza del Pontefice nell’affrontare le sfide per una società più equa e più giusta.
L’evento ha avuto come protagonisti giovani economisti, studiosi, studenti, imprenditori e imprenditrici under 35 provenienti da tutto il mondo: 2mila gli iscritti da 120 Paesi. Si sono «incontrati» in diretta streaming sul portale francescoeconomy.org mentre Assisi ha ospitato la regia dell’evento con collegamenti in diretta dai luoghi storici francescani e testimonianze di studiosi di prim’ordine, tra cui alcuni premi Nobel ed economisti di fama mondiale. In questo modo Francesco intende avviare un processo di cambiamento globale affinché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, fraterna, inclusiva e sostenibile, senza lasciare nessuno indietro.
l’impegno politico, sociale e ambientale di Papa Francesco
L’Economia di Francesco non deve affatto sorprendere, c’è un fil rouge che lega il “Patto di Assisi” con quello che si potrebbe definire “il programma politico e sociale del Papa” che emerge dalle sue encicliche. Il riferimento è senza dubbio all’enciclica “Laudato Sii”, pubblicata nel 2015 dopo due anni dalla sue elezione, in cui manifesta tutta la sua preoccupazione per lo stato di sfruttamento di “sorella terra”, denunciando un sistema economico dedito solo al profitto senza alcun riguardo al costo umano, sociale e ambientale.
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Il Papa esorta ad andare oltre l’assistenzialismo che, seppur ricoprendo spesso un ruolo necessario, rischia di non risolvere le diseguaglianze strutturali del sistema economico oggi vigente. Esorta i ragazzi a incidere concretamente nelle città, nelle università, nel lavoro, nel sindacato, nelle imprese, nei movimenti, negli uffici pubblici e privati. Il pontefice è molto chiaro e diretto, affermando che “è tempo di osare e rischiare per favorire e stimolare modelli di sviluppo, di progresso e di sostenibilità in cui le persone, specialmente gli esclusi, siano protagonisti”.
A tal scopo, è importante sostenere e far crescere gruppi dirigenti capaci di elaborare cultura, avviare processi, cambiare stili di vita, modelli di produzione, di consumo e le strutture consolidate di potere che oggi reggono la società. Ma avverte “non ci sono scorciatoie”, ognuno deve essere un “lievito” per la comunità in cui opera e in cui è indispensabile “sporcarsi le mani” per incidere e fare la differenza, facendosi portatori di questo cambiamento.
Il cambiamento all’insegna del Bene Comune
Sebbene le riflessioni le riflessioni Francesco sulla necessità di promuovere un’economia più giusta e più equa che parta dall’uomo e crei valore per la comunità e l’ambiente circostante risalgano agli albori del suo Pontificato, il Papa riconosce che la crisi generata dalla pandemia di Covid 19 ha evidenziato le falle del sistema economico. Di qui la considerazione che “da una crisi non si esce mai uguali a prima: o si esce migliori o peggiori”. Il papa esorta, una volta venuta meno l’emergenza sanitaria, a rifuggire da nuove forme di febbrile consumismo o autoprotezione egoistica. Il rischio è che durante le crisi la consapevolezza del “noi” scompaia, lasciando ancora più spazio a “io” talmente ipertrofici da impedire la consapevole appartenenza ad una comunità ben più larga della sola cerchia familiare.
Per questo nel suo discorso il Papa auspica il recupero e la valorizzazione del bene comune. Con questo appello, molto più concreto di quanto si pensi e scevro da qualsiasi connotazione religiosa, il Papa evidenzia la mancanza di un dibattito generale sul significato del bene comune e – aggiungiamo noi – sulla mancanza di leader all’altezza che siano concordi sulla sua definizione e promozione nella società. Invece che relegare il concetto di bene comune all’istruzione familiare, sarebbe da promuovere diffusamente in tutti gli ambiti della vita sociale, dal lavoro al tempo libero. Se per la società individualista il bene comune è il “bene di nessuno”, per le persone che si sentono appartenenti a una comunità il bene comune è il “bene di tutti”.
L’economia di Francesco è al servizio dell’umanità
Il Pontefice appare determinato a dare voce al grido di cambiamento che si alza da molti strati della società in tutto il mondo. Avverte che l’iniziativa dell’Economia di Francesco non si esaurirà in un dibattito accademico o in una discussione intellettuale o post-ideologica, lontana dalla vita o dalle sofferenze della gente. Sarà una presenza effettiva che darà nuovo protagonismo agli esclusi, a chi è rimasto indietro, nell’ottica di una società più equa, più giusta e sostenibile.
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