Basta Italian Sounding! Spieghiamo i veri sapori italiani agli stranieri.

di Cecilia Capanna – OTHERNEWS

È di ben 90 miliardi di euro il volume di affari dell’Italian Sounding a livello globale, la comunicazione è l’unico modo per educare i palati stranieri ai veri sapori italiani.

Alberto Sordi in “Un americano a Roma”, film del 1954

Negli ultimi anni il mondo si è riempito di muri, frontiere, balzi e balzelli per chi si vuole spostare, sanzioni e dazi per gli scambi commerciali. Trump in USA, la Brexit, i sovranismi che stanno prendendo il sopravvento nella politica di un numero crescente di paesi nel mondo, mentre da una parte cementano alleanze dei propri governi con le multinazionali, dall’altra, adottando misure protezionistiche, rendono difficile il dialogo tra i paesi e la realizzazione di trattati che favoriscano i reciproci scambi commerciali a vantaggio della crescita di piccole e medie imprese e dei PIL nazionali. Tutte difficoltà, queste, che non solo penalizzano le esportazioni ma che in campo alimentare incoraggiano anche la proliferazione di varie imitazioni dei prodotti tipici, fenomeno che nel nostro stivale è detto “Italian Sounding”.

È di ben 90 miliardi di euro il volume di affari dell’Italian Sounding a livello globale, cifra che negli ultimi 10 anni è aumentata del 70%, e che corrisponde a tre volte il fatturato dell’export italiano del settore alimentare (32,1 miliardi di euro nel 2017). I più imitati sono piatti pronti e surgelati, conserve e condimenti, latticini e pasta. Questo è quanto rilevato da Assocamerestero nell’ambito del progetto True Italian Taste, con una ricerca su tutti i prodotti che evocano una finta “italianità” attraverso l’utilizzo improprio di nomi, immagini e, vagamente, sapori.

Non a caso i sondaggi dicono che se chiediamo ad un expat italiano cosa gli manchi di più del nostro paese, risponderà il cibo. Questo di sicuro per la qualità speciale e l’enorme varietà dei prodotti alimentari italiani, qualità e varietà pressoché introvabili all’estero. Sebbene ciò possa far sperare in un ritorno dei cervelli in fuga in preda alla nostalgia canaglia della vera carbonara o della vera amatriciana, il fatto che all’estero non si abbia idea di quali siano veramente i sapori italiani è una cosa che va assolutamente cambiata.

Sembrerebbe però che l’Italian Sounding abbia varie sfaccettature, che la pirateria non sia esclusivamente straniera ma che in certi casi siano proprio aziende italiane ad esportare imitazioni dei prodotti nostrani, risparmiando sulla qualità e utilizzando il margine maggiore di guadagno per ovviare ai costi dei protezionismi, confidando nel fatto che tanto all’estero non se ne accorgono, non sanno che gusto abbia il vero parmigiano o il vero panettone. Tutto questo non fa altro che consolidare l’ignoranza straniera in merito ai sapori italiani e di conseguenza peggiorare la situazione soprattutto al di fuori dell’Europa, dove non è disciplinata da norme comunitarie.

Come fare, dunque, a contrastare l’Italian Sounding?

Già la registrazione di marchi DOC, DOCG, DOP, IGP ecc. offre una prima garanzia per chi in terra straniera voglia essere sicuro di gustare sapori autentici, registrazione facilitata dai recenti bandi del Ministero dello Sviluppo Economico. Ma non basta. Quel che occorre è la comunicazione, una comunicazione massiccia accompagnata da esempi concreti di aziende i cui prodotti siano di altissima qualità e che mantengano la genuinità e l’originalità dei sapori. Aziende che educhino il palato degli stranieri alla cucina italiana autentica.

Ancora meglio sarebbe, se i prodotti di queste aziende venissero venduti direttamente ai ristoranti all’estero. Dove, meglio che in un ristorante italiano, si può imparare la verità sui nostri sapori?

Bene, aziende di questo tipo esistono. Grazie a Spencer and Lewis, ho scoperto che in provincia di Venezia, a Spinea, ci sono dei grandi professionisti che hanno deciso di intraprendere proprio questa missione. Si tratta di Marco Di Nicola e Laura Torchiaro, colleghi in azienda, marito e moglie nella vita, che con Progetti Ristorativi offrono già in Italia soluzioni ristorative ad alto livello, trasformando ricette gourmet a base di ingredienti di ottima qualità, in prodotti semi-lavorati da poter distribuire su larga scala a ristoranti e alberghi che abbiano bisogno di ottimizzare la loro produzione.

Laura Torchiaro e Marco Di Nicola di Progetti Ristorativi

Se si considera che all’estero, oltre alle materie prime, manca anche il know how della cucina italiana, per cui vediamo tante volte mettere sul fornello la pentola con dentro a crudo spaghetti, acqua e passata di pomodoro e inorridiamo, chi meglio di Progetti Ristorativi può rifornire i ristoranti con sughi pronti all’uso di autentica carbonara, amatriciana, cacio e pepe, preparati con tecniche all’avanguardia di conservazione naturale? Gli chef, per esempio americani o tedeschi, a quel punto non dovrebbero fare altro che seguire le istruzioni e i consigli di PR per finire di preparare le ricette con gli ingredienti semi-lavorati rigorosamente made in Italy, prodotti “modulari”, utilizzabili per più di un piatto. Inoltre i ristoratori potrebbero ridurre le dimensioni della cucina allargando gli spazi per il ricevimento. Finalmente stranieri e italiani all’estero avrebbero modo rispettivamente di educare e di soddisfare i propri palati. Basta Italian Sounding, è ora di insegnare il True Italian taste!

VIDEO