Portogallo, l’eutanasia diventa legale mentre la sanità è al collasso

Voto storico in Portogallo: in piena crisi sanitaria, il parlamento portoghese approva il disegno di legge che legalizza l’eutanasia.

di Rosarianna Romano OTHERNEWS

In Portogallo il Coronavirus avanza senza pietà: record giornalieri di morti e contagi, terapie intensive al collasso, lockdown esteso fino al 14 febbraio, confini chiusi. Solo nel tetro mese di gennaio il numero di casi attivi è cresciuto del 242%, con 5.576 decessi per complicanze riconducibili al virus, addirittura il 44,7% del totale.
Il paese, con 10 milioni di abitanti, è uno dei più colpiti al mondo in proporzione alla popolazione: nei giorni scorsi il governo di Lisbona ha dovuto rispondere a questi numeri accogliendo gli aiuti provenienti da Austria e Germania.

È in questo scenario apocalittico che venerdì 29 gennaio, mentre a Lisbona le ambulanze si affollavano davanti agli ospedali e i sanitari disperavano in una situazione fuori controllo, il parlamento portoghese ha approvato un disegno di legge per depenalizzare l’eutanasia. Il testo è frutto dell’unione di cinque progetti di legge approvati sin dallo scorso anno e poi messi insieme dalla Commissione Parlamentare Affari Costituzionali.

Così, l’Assemblea della Repubblica ha approvato a larga maggioranza (136 voti a favore, 78 contrari e 4 astenuti) quella che si chiamerà “Legge per la morte medicalmente assistita“. A favore i socialisti del Ps, il Bloco de Esquerda, Iniziativa liberale, i partiti ecologista e animalista e 14 deputati del conservatore Psd. Contrari, invece, parte del Psd, i comunisti del Pcp, i popolari del Cds e il partito sovranista Chega.

Tuttavia, l’ultima parola sul disegno di legge spetta al cattolico e moderatamente conservatore Marcelo Rebelo de Sousa, rieletto presidente della Repubblica con il 60,7% dei voti alle elezioni di domenica 24 gennaio. Quest’ultimo ha dichiarato che, per prendere una decisione, non si farà influenzare dalle proprie opinioni personali e ha venti giorni per decidere se emanarlo, deferirlo alla Corte Costituzionale o porvi il veto, il quale, tuttavia, potrebbe essere aggirato con un nuovo voto del Parlamento.

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Il testo del disegno di legge

Il disegno di legge stabilisce che l’eutanasia non sia punibile «per decisione della persona maggiorenne e residente nel paese, in situazioni di estrema sofferenza, con lesioni irreversibili e di estrema gravità riconosciute con consenso scientifico, o in caso di malattia incurabile e mortale, quando praticata o agevolata da operatori sanitari professionisti». Il provvedimento chiarisce anche che l’eutanasia «potrà avvenire in strutture sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale o in strutture private e sociali debitamente autorizzate»

Sarà il paziente stesso a manifestare questo desiderio «consapevolmente e espressamente, dimostrando una volontà attuale, libera, seria e illuminata»: egli dovrà essere «capace di comprendere appieno il significato e la portata della richiesta».

Il provvedimento chiarisce, inoltre, che l’eutanasia potrà avvenire dietro la supervisione di almeno due medici (uno che affianchi e segua la persona nella sua scelta e uno specialista) ed, eventualmente, uno psichiatra, qualora ci fossero «dubbi sulla capacità della persona di esprimere la propria volontà in maniera libera e lucida». 

Resta la garanzia dell’obiezione di coscienza di tutto il personale sanitario coinvolto. Ogni rifiuto deve essere comprovato e comunicato al paziente «non meno di 24 ore prima dell’intervento».

La battaglia dei vescovi contro l’eutanasia in Portogallo

Una simile decisione parlamentare non era affatto scontata per il Portogallo, nazione tradizionalmente cattolica che ha introdotto il diritto all’aborto soltanto nel 2007: il paese sarebbe, quindi, il quinto in Europa dopo Olanda, Belgio, Lussemburgo e Svizzera e il nono al mondo con Colombia, Canada, Uruguay e cinque Stati degli Usa a depenalizzare l’eutanasia. In Spagna, invece, si attende l’approvazione da parte del Senato, dopo il parere favorevole della Camera lo scorso novembre.

Com’era prevedibile, tuttavia, la Chiesa cattolica ha capeggiato l’opposizione: i leader religiosi, infatti, dapprima avevano chiesto che sul tema fosse indetto un referendum, con l’obiettivo di conservare il termine eutanasia come sinonimo di illegalità e pene carcerarie. Fallito questo tentativo, quindi, è alla Corte Costituzionale che i vescovi invitano De Sousa ad appellarsi: «sottolineiamo che la legge approvata può ancora essere soggetta a controllo di costituzionalità, in quanto offende il principio di inviolabilità della vita, sancito dalla Legge fondamentale (Articolo 24. 1)».

Inoltre, la Conferenza Episcopale Portoghese ha diffuso un durissimo comunicato spiegando che siamo davanti a «una battuta d’arresto culturale senza precedenti», dove «tristezza e indignazione» sono aggravate dal fatto che la morte assistita viene legalizzata durante una tremenda crisi sanitaria, «nel corso della quale tutti noi stiamo cercando di salvare il maggior numero di vite, accettando restrizioni alla libertà e sacrifici economici senza pari».

Il comunicato delle Nazioni Unite sull’eutanasia

Questa discussione si pone nella stessa settimana in cui le Nazioni Unite hanno diffuso una nota per condannare «la crescente tendenza a emanare leggi che consentano l’accesso alla morte assistita basate in gran parte sulla disabilità o condizioni invalidanti, inclusa la vecchiaia».

«La disabilità non dovrebbe mai essere un motivo o una giustificazione per porre fine alla vita di qualcuno direttamente o indirettamente»: questa frase, stavolta, non la scrive un vescovo ma il relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, il relatore speciale sulla povertà estrema e i diritti umani, nonché l’esperto indipendente sui diritti delle persone anziane.

Secondo tale dichiarazione, infatti, il rischio sarebbe quello di trasmettere l’idea di vecchiaia e disabilità come un peso e non come «un aspetto universale della condizione umana».

Il Portogallo combatte per l’eutanasia. E in Italia?

L’Italia, invece, stigmatizzando anche solo il termine “dolce morte”, non affronta ancora una discussione seria sul tema.
Etichettata come una vittoria sul fronte dei diritti civili, la legge sul biotestamento, entrata in vigore a inizio 2018, per molti non è sufficiente. Infatti, come sottolinea l’associazione Luca Coscioni commentando la notizia del Portogallo, oltre 138.000 cittadini italiani hanno firmato una proposta di legge – che continua a essere ignorata – per legalizzare l’eutanasia. Intanto, negli ospedali decine di persone si trovano attaccate a un respiratore o scelgono – come fece Fabiano Antoniani, dj Fabo – il suicidio assistito in cliniche lontane dal nostro paese.

È il tempo di aprire un dibattito democratico, anche nel bel mezzo della pandemia?

O queste leggi possono davvero trasmettere l’idea che la vita segnata dalla malattia e dalla sofferenza cessi di meritare protezione e diventi un peso per la persona, come temono anche le Nazioni Unite?

Insomma, l’eutanasia è la “buona morte” come ci dice la sua stessa etimologia, dal greco εὐθανασία, parola composta dal prefisso con connotazione positiva εὔ– (bene) e θάνατος (morte)?

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