a cura di Cecilia Capanna

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Lettera al lettore – di Roberto Savio
Othernews da oggi presenterà ogni domenica un riassunto degli avvenimenti e dei problemi mondiali più importanti della settimana. Othernews tradizionalmente redige in inglese e spagnolo, le due lingue più diffuse nel mondo. L’italiano è un riconoscimento al Paese che ci ospita, ed allo sforzo per raggiungere soprattutto i giovani!
Buona lettura, Roberto Savio e Cecilia Capanna
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2 – 8 dicembre 2019 – di Gianfranco Maselli
TANTE PAROLE, POCHI FATTI – DIRITTI UMANI IN PERICOLO!
Questa settimana dovremmo indossare il nostro abito migliore, i prossimi giorni saranno di celebrazioni. Il 10 Dicembre di 71 anni fa a Parigi veniva firmata la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, negli anni aggiornata e ampliata, e qualche mese prima si concludevano le trattative per la Convenzione di Ginevra.
Prima di cominciare a farci belli però ci siamo fermati a riflettere e abbiamo lasciato nell’armadio il nostro bel vestito. Libertà individuale, diritto alla vita, diritto all’autodeterminazione, ad un giusto processo, ad un’esistenza dignitosa, alla libertà religiosa, all’infanzia, ad un ambiente salubre, al libero pensiero, vengono violati uno ad uno, ogni giorno, e non c’è nulla da festeggiare. Ad oggi non esiste un tribunale internazionale per i diritti umani, difficili da far rispettare anche in paesi democratici e apparentemente civili come l’Italia 👉 Diritti Umani difficili da implementare
Quanto ha senso celebrare una festa di compleanno senza il festeggiato? A che serve gioire per i traguardi globali raggiunti negli ultimi decenni, se si è in un mondo di conflitti, crisi umanitarie, ineguaglianza, schiavitù e repressione di pensieri e parole? Aggiungiamoci anche che a più di 20 anni dalla Dichiarazione ONU sui difensori dei diritti umani, il numero di questi ultimi che vengono uccisi, minacciati e criminalizzati continua a crescere in tutto il mondo e spesso sono le popolazioni indigene e, più in generale, le comunità che vivono in territori periferici e storicamente emarginati a pagare il prezzo più alto. Ne parla qui per Othernews Francesco Martone 👉 Basta con la guerra contro chi protegge la madre terra!
CREPE
I garanti dei Diritti Umani sembrano non funzionare più concretamente. Il bilancio delle Nazioni Unite, sotto sforzo per tenere in piedi il grande vaso senza accorgersi delle crepe nella garanzia dei diritti umani, appariva già deludente e vuoto nel 70° anniversario dell’organizzazione 👉 Le Nazioni Unite deludono
Molto preoccupato per la situazione, nel suo intervento dopo aver ricevuto il Premio Franco Cuomo 2019 a Roma lo scorso mercoledì, Federico Mayor Zaragoza, ex Direttore Generale dell’UNESCO e attivo promotore della cultura della Pace e dell’abolizione della pena di morte, ha lanciato l’allarme: il multilateralismo sta scomparendo, bisogna rinforzare la cooperazione internazionale per garantire il rispetto dei diritti umani 👉 Pace e diritti umani al Premio Franco Cuomo
Lascia un po’ interdetti la dichiarazione dell’UNICEF in merito alla strage di 8 bambini siriani uccisi sotto le bombe turche 👉 L’Unicef si dice triste ma non condanna Ankara
Questa crisi non deve essere scambiata per l’agonia che precede la fine ma è evidente che alla cooperazione fra i paesi di questo mondo si sta sostituendo la rabbia di chi osserva con diffidenza l’apertura al diverso, le politiche protezionistiche e una conseguente atrofia generale nell’affrontare la palese negazione dei diritti umani in troppe parti del mondo.
Certa politica cavalca la paura e addirittura criminalizza e neutralizza le ONG, peggiorando la situazione.
SARAH E SEAN
Bersaglio perfetto. Il primo esperto di soccorso subacqueo la seconda nuotatrice di ricerca e soccorso. Rischiano fino a 25 anni di carcere a causa del loro lavoro: soccorrere e aiutare i rifugiati in Grecia.
Dopo le pesantissime accuse della polizia che li ha arrestati nell’Agosto del 2018 e dopo 106 giorni di detenzione ora sono tornati a casa, Seán, in Irlanda e Sarah in Germania, in attesa del processo.
Amnesty International sta raccogliendo firme per loro, per due ragazzi che in questi anni hanno sfidato il Mediterraneo per riportare la concordia, per sostituire la diffidenza con una stretta di mano, cosa che dovrebbe essere riconosciuta come un merito, non un crimine 👉 Sarah e Sean – Cambiamo la storia
Nell’indifferenza generale il loro caso rimane sospeso, osservato distrattamente con la tipica e mediocre sufficienza che abbiamo imparato a nutrire verso emergenze quanto mai reali.
AD ESEMPIO
Come nel caso dell’emergenza profughi ambientali, popolazioni costrette a migrazioni forzate, causate dai disastrosi effetti di un surriscaldamento climatico sempre più aggressivo.
Siamo di fronte ad un caso in cui ad essere negato non è soltanto questo status giuridico ma anche il diritto a vivere dignitosamente in condizioni sane nella propria terra.
La migrazione continua ad essere considerata dai politici una questione di ordine pubblico. Dovremmo capire che dietro questo fenomeno c’è una richiesta di persone che non possono sopravvivere nella loro patria.
L’ultimo rapporto della Banca Mondiale prevede che il loro numero sia destinato a salire fino a cifre spropositate e qualcuno ne parlava già dal 2010 👉 Migrazioni forzate ieri, oggi e domani
Forse sarebbe l’ora di cominciare a parlarne anche altrove, accettando che la guerra non sia l’unica forza che spinge le persone a migrare.
Come abbiamo detto, bisogna rinvigorire il multilateralismo e la cooperazione internazionale. Chissà se questa settimana sarà la volta giusta?
PIÙ OMBRE CHE LUCI
Potrebbe esserlo, se i nostri governanti decidessero di dimostrarci un po’di collaborazione e propositività durante uno degli eventi più importanti dell’anno. Parliamo ovviamente della COP25, la conferenza mondiale sul clima a cui stanno partecipando le delegazioni di ben 196 Paesi.
Al centro del dibattito quest’anno tante aspettative ma soprattutto l’articolo 6 dell’accordo di Parigi 👉 Gli obiettivi più urgenti della COP25
Ma ci sono più ombre che luci e siamo ancora lontani da un risultato credibile.
Ricordiamoci che il dibattito scientifico sulle cause umane dei cambiamenti climatici in atto è finito da un pezzo. Questo non è un convegno scientifico, ma politico-economico. Sono proprio le persone che appartengono a questa categoria che dovrebbero mettere da parte gli interessi personali, viste le statistiche preoccupanti 👉 La sfida primaria dello sviluppo sostenibile
Mentre Greta Thunberg approda a Lisbona per poi raggiungere Madrid e partecipare alla conferenza, il segretario generale dell’Onu António Guterres ammonisce i governi 👉 Rischiamo di capitolare
Non è però i solo ad aver perso la pazienza.
INSCATOLATI
Lo scorso 2 Dicembre, prima giornata del Summit di Madrid, gli attivisti di Fridays For future hanno occupato l’ingresso del Castel dell’Ovo a Napoli prima che prendesse il via la COP21, conferenza delle parti aderenti alla convenzione di Barcellona per la protezione del mare e delle regioni costiere del mediterraneo.
Invocare il passaggio dalle parole ai fatti nella protezione ambientale. Una richiesta quanto mai lecita, così lecita da aver meritato conseguenze tristissime 👉 Il Mediterraneo malato – Scontri a Castel dell’Ovo
Ci stanno inscatolando sempre più stretti. Non c’è più spazio per abbracciarsi, per esprimere dissenso, per ascoltarci. Godiamoci il chiasso, godiamoci uno spazio per la società civile sempre più ridotto all’osso e dove i diritti di libero pensiero e di parola restano solo simulacri lontani.
MEDITERRANEO
Tanti diritti vengono violati nel Mediterraneo, dove si cavalca la paura per gli immigrati, in un luogo speciale proprio per il suo intreccio unico di culture e religioni, di eredità storiche e patrimoni naturali e culturali, una ricchezza da apprezzare e preservare, come intende fare il progetto del 👉MED – Dialoghi Mediterranei, iniziativa annuale di alto livello promossa dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dall’ISPI, conclusasi ieri a Roma, la città che la ospita da ormai 4 anni.
INTANTO NEI BALCANI
Chi non tenta di attraversare il Mediterraneo percorre la rotta balcanica e resta intrappolato in Bosnia, in un campo ormai al collasso, dove le condizioni di vita di uomini, donne e bambini sono disumane 👉 Migranti intrappolati senza via d’uscita
Mentre la Bosnia dà il via ad un nuovo governo: A più di vent’anni dal termine del conflitto, i protagonisti della scena politica bosniaca rimangono i grandi partiti nazionalisti, che nelle elezioni dell’ottobre 2018 hanno conquistato 2 dei 3 seggi della presidenza tripartita. Dopo più di un anno di stallo seguito alle elezioni, è stato finalmente proposto dalla presidenza e confermato dalle camere il nuovo primo ministro, aprendo la strada alla formazione di un governo: la scelta è ricaduta su Zoran Tegeltija, membro del partito nazionalista serbo SNSD di Milorad Dodik. Il tema più importante in questo momento è il processo di avvicinamento alla NATO, fortemente voluto da croati e bosgnacchi ma osteggiato dai serbi e che potrebbe costare all’SNSD accuse di tradimento da parte delle frange più radicali 👉 Tegeltija confermato nuovo Primo Ministro
FUORI
Sembra invece non sapere nulla di multilateralismo e i diritti umani Boris Johnson, mentre è campione di protezionismo. Johnson si è spinto ben più in là di quanto tanti euroscettici non abbiano fatto in questi anni, tanto più in là del disegno di Theresa May di tirar fuori la Gran Bretagna dall’Ue. Johnson non vuole uscire soltanto dall’Ue, dal mercato interno e dall’unione doganale. Boris sembra aver piani ben più grandi: vuole quasi sganciare, culturalmente parlando, l’intera nazione dal continente 👉Boris fuori dall’Europa
Johnson promette controlli e procedure maniacali per scoraggiare ad entrare nel suo paese 👉 Visto stile USA per entrare in UK. A pochi giorni dalle elezioni britanniche del 12 dicembre una lezione che sembra essere tutta Trumpiana. Le avvertite anche voi le crepe, il contagio che, serpeggiando giù fino all’Americana Latina, salpa oltremare e sbarca in Europa?
ATTRITI
Ma, si sa, in quanto a Real Politik il maestro è soltanto uno. Sembra si mettano d’accordo, quasi come se si sentissero telefonicamente con cadenza mensile a facessero a gara a chi la sgancia più grossa.
Sarà stato forse il disagio del lungo volo verso Londra o l’ansia dell’incontro a Buckingham Palace dove la figuraccia di salutare prima Camilla piuttosto che la Regina Elisabetta gli è valsa lo sguardo offeso di quest’ultima.
Difficile trarre conclusioni ma sta di fatto che è proprio sull’aereo verso il Regno Unito che il presidente Trump rende nota la sua volontà di colpire la Francia con dazi pesantissimi in risposta alla digital tax, che penalizza i big americani del web. Come se non bastasse da Washington fanno sapere che la rappresaglia potrebbe riguardare anche altre capitali che dovessero seguire la strada di Parigi 👉 Minaccia di dazi per Francia e Italia
Tutto ciò è ovviamente un problema per gli scambi commerciali e incoraggia contraffazioni e imitazioni dei prodotti tipici, come succede alla nostra industria alimentare con l’Italian Sounding 👉 Basta Italian Sounding, spieghiamo i veri sapori italiani agli stranieri
Insomma ancora una volta riprendono gli scontri fra gli Usa e l’Europa, per giunta alla vigilia del vertice Nato e dei 70 anni dell’alleanza.
L’atmosfera, già tesa fra le dichiarazioni di chi con troppa sicurezza auspica una lunga vita all’organizzazione e chi con altrettanta tracotanza la dà già per morta, si è incupita dopo la defezione del premier Israeliano Netanyahu e le svariate ipotesi con cui si è cercato di motivarla 👉 Defezione di Netanyahu alla vigilia del vertice NATO
DANZA
Intanto in Cile il buio di un paese dove la libertà di dissentire viene ricambiata con la violenza brutale delle forze dell’ordine, con femminicidi e stupri, viene squarciato da una luce di unione e speranza, tutta al femminile.
La spettacolare danza di gruppo lanciata dal collettivo cileno Las Tesis di Oviedo sta facendo il giro del mondo. 👉 Flash mob contro lo stupro di stato
APPELLI PER DAPHNE E JULIAN
Concludiamo con due appelli in nome del diritto alla libera espressione, alla libertà di stampa e del diritto ad un giusto processo.
Il primo per Julian Assange. 👉I giornalisti di tutto il mondo alzano la voce per Assange e invitano i colleghi ad unirsi a loro. Allo stesso modo Othernews, che ha più volte manifestato il suo totale sostegno alla causa di Assange, invita tutti i lettori giornalisti o appartenenti al mondo dell’informazione a firmare l’appello 👉 QUI
Il secondo per Daphne Carvana Galizia. La giornalista Maltese, uccisa in un attentato nell’Ottobre del 2017 per l’esplosione di una bomba nella sua macchina, è stata una delle personalità del giornalismo più famose a Malta. Costantemente impegnata in indagini volte a svelare l’evasione fiscale internazionale e la corruzione sull’isola, dando un sensibile contributo all’inchiesta sui 👉 Panama Papers, scoppiata anni fa.
Negli ultimi giorni importanti sviluppi nelle indagini hanno portato gli inquirenti a scoprire il coinvolgimento di ministri e membri del governo maltese nella triste vicenda 👉 Il caso di Daphne dall’inizio
Othernews si augura che per Julian e Daphne sia fatta chiarezza e giustizia, per chi ha fatto della ricerca della verità il proprio lavoro, la propria ragione di vita.
Grazie dell’attenzione, buona domenica e alla prossima settimana!


