di Marlene Simonini – OTHERNEWS
Al di là della propria fede religiosa, al di là del proprio credo personale, ecco perché le encicliche di Papa Francesco parlano degli uomini per gli uomini.
Partiamo dalle basi: un’enciclica è una lettera pastorale che il Papa della Chiesa Cattolica indirizza ai vescovi della Chiesa stessa e, attraverso loro, ai fedeli. Non sono pochi i casi di encicliche, anche e soprattutto contemporanee, che hanno piantato bene i piedi sul suolo terreno affrontando argomenti anche distanti dalla religiosità cristiana in senso puro: Leone XIII, con Rerum Novarum, affrontò la condizione operaia, Giovanni XXIII in Pacem in Terris si eresse contro la bomba atomica, Paolo VI in Populorum Progressio volle gli occhi puntati sullo scempio della povertà nel terzo mondo e Giovanni Paolo II, che non poteva mancare all’elenco, rifiutò fermamente l’utilizzo delle armi come soluzione per i conflitti internazionali. Ai nostri tempi, più contemporaneo che non si può, Francesco prosegue su questa scia.
Ad onor del vero, la sua prima enciclica ha proseguito e terminato il lavoro iniziato da Papa Benedetto XVI: Lumen Fidei conclude la trilogia dedicata alle virtù teologali iniziata da papa Ratzinger; da qui in poi però papa Francesco diviene autore unico delle sue encicliche.
Nel maggio 2015, le stampe lavorano a tutta forza per Laudato si’. Si tratta di un’enciclica che divora i drammi a lei contemporanei, puntando comunque le proprie speranze al cielo. Il 2015 è l’anno in cui si tiene la XXI Conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (COP21) a Parigi, vi partecipano esponenti dei governi di 196 nazioni e a risultato della conferenza viene stipulato l’Accordo di Parigi, patto globale sui cambiamenti climatici che sancisce l’impegno di tutti i paesi a ridurre le emissioni di gas serra. All’infuori del pianeta Terra, nel 2015 si celebra anche la permanenza di Samatha Cristoforetti nello spazio per 200 giorni. Laudato sì apprende tali avvenimenti, li carica nelle sue pagine e dalla sua riflessione nasce il richiamo di Papa Francesco ad una “conversione ecologica globale” che deve divenire un’“autentica ecologia umana”. Il concetto di Ecologia Integrale interconnette la crisi del pianeta terra alla crisi sociale dell’umanità, quell’umanità che nel 2015 è rabbiosa e sconvolta: gli attentati terroristici si diffondono tanto nella sicura Europa quanto nel resto del mondo. Come dimenticare di Charlie Hebdo seguito due giorni dopo, sempre in Francia, dall’attentato di Amedy Coulibaly all’interno di negozio di alimentari kosher, ma anche Sirte, in Libia, che viene occupata parzialmente dai sostenitori del DAESH (comunemente e erroneamente chiamati ISIS), i quali stilano un’alleanza con il gruppo terroristico nigeriano di Boko Haram (le sue stragi iniziano con i villaggi locali – per un conteggio di circa 2.000 civili nel solo 2015). Laudato si’ riesce a parlare del mondo come “qualcosa di più che un problema da risolvere, è un mistero gaudioso che contempliamo nella letizia e nella lode”. Vuole restituire all’uomo la sua bellezza.
Meno di due settimane fa (3 ottobre 2020), Papa Francesco ha arricchito i suoi fedeli di un’altra enciclica. È stata intitolata Fratelli Tutti, titolo che resta in italiano anche nelle diverse traduzioni dell’enciclica. Inutile dire che, nel contestualizzare l’anno in cui Fratelli Tutti vede la luce, la pandemia mondiale è la caratteristica esclusiva del 2020. Ed in questi tempi di conteggi globali, statistiche di mortalità e studi per un vaccino quanto più prossimo possibile, sentirci fratelli è ciò che il primo pastore della chiesa cattolica chiede all’umanità. Attenzione, l’invito del papa non è alla fratellanza, ma alla fraternità. Se la fratellanza è un concetto tipico dell’illuminismo, come istinto che viene dal basso, concepito come l’esigenza del genere umano di stabilire vincoli di sangue o di etnia, la fraternità è invece concessa dall’alto, è il riconoscimento della paternità donata da Dio: fratelli in quanto figli di un unico padre, fratelli ideati come tali per il loro stesso beneficio, secondo il principio di mutuo aiuto. Ad essere sconcertante, è il capitolo 5, in cui Papa Francesco affronta l’argomento politico. “Le maggiori preoccupazioni di un politico dovrebbero essere quelle causate (…) dal non trovare un’effettiva soluzione al fenomeno dell’esclusione sociale ed economica”. Dura accusa, poi, nei confronti del populismo e delle politiche neoliberali. Il populismo è pericoloso perché cancella la nozione di popolo e di qui mette in discussione il concetto di democrazia. Nei populismi non esiste il popolo, esiste il leader e la massa. Per quanto riguarda le politiche neoliberali, cita la teoria dello sgocciolamento: se c’è una marea che sale, questa non solleva tutte le barche, poiché alcune rimarranno impigliate al fondo e quindi sommerse. Infine, l’enciclica stessa si sveste nel rivolgersi a “tutte le persone di buona volontà”. Non solo ai cristiani, che comunque afferrano il richiamo al Padre Nostro, ma all’umanità intera. L’opera di Papa Francesco contiene molte, moltissime nozioni e richiami, ma seppur ammirando con gli occhi il cielo, tenta di carpire l’uomo ed il momento storico in cui si trova a vivere.