a cura di Cecilia Capanna

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Lettera al lettore – di Roberto Savio
Othernews da oggi presenterà ogni domenica un riassunto degli avvenimenti e dei problemi mondiali più importanti della settimana. Othernews tradizionalmente redige in inglese e spagnolo, le due lingue più diffuse nel mondo. L’italiano è un riconoscimento al Paese che ci ospita, ed allo sforzo per raggiungere soprattutto i giovani!
Buona lettura, Roberto Savio e Cecilia Capanna
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18 – 24 novembre 2019 – di Gianfranco Maselli
TE LA RICORDI LA PRIMAVERA DI PRAGA?
Io personalmente no e sapete perché? Non la ricordo perché ho 25 anni e l’ho studiata, non l’ho vissuta.
Sono nato 5 anni dopo la Rivoluzione di Velluto, giornate uniche che hanno messo la Cecoslovacchia alla testa di una rivoluzione popolare che avrebbe trascinato, presto o tardi, tutto l’Est Europa.
Nelle strade, nelle piazze, dietro uno stadio, nelle università si parlava di diritti ormai ovunque. Di lì a poco qualcuno avrebbe cominciato a parlare di Stati Federali a pezzetti, di muri che crollano, di Capitalismo Neoliberale.
TE LO RICORDI JAN PALACH?
Io personalmente no e sapete perché? Non lo ricordo perché ho 25 anni e ciò che è successo il 6 gennaio 1969 in piazza San Venceslao l’ho studiato, non l’ho vissuto.
Forse è un bene non poter ricordare certe cose e farne semplice materia di studio o speculazione storica fra amici. Ma noi giovani non ci stiamo voltando dall’altra parte, ci stiamo ri-voltando. Marlene Simonini, millennial come me, spiega così la nostra generazione 👉 Othernews
Mi sento grato di vivere la leggerezza dei problemi del mio tempo e di non sapere cosa significhi davvero la guerra, la tensione, la morte, un coetaneo che si dà fuoco per protestare contro la repressione, la fame, la perdita.
Leggerezza, quasi sempre.
TE LO RICORDI ANAS K.?
Lui si, me lo ricordo perché l’ho vissuto, circa una decina di giorni fa. Anas è uno studente francese di 22 anni. Davanti alla mensa del suo campus, lo scorso 8 novembre, ha deciso di cospargersi di benzina e darsi fuoco, riportando ustioni gravi sul 90% del corpo.
Mentre la sua vita è appesa ad un filo cominciamo a preoccuparci delle nostre guerre. Chiediamoci cosa possa aver portato all’esasperazione un ragazzo così giovane, anzi, leggiamolo 👉 L’Intellettuale Dissidente
50 anni dopo il rogo di Jan Palach la storia si ripete, questa volta senza lutti nazionali, senza simboli, senza lotte, senza qualcosa per cui combattere, senza leader politici in cui credere. Resta solo lo sgomento e la disillusione.
Chiediamoci perché tutto questo viene completamente eclissato dai media. Chiediamoci perché preferiamo girarci dall’altra parte. Chiediamoci perché tutta questa storia non genera un tumulto collettivo ma soltanto uno shock di massa. Cosa è cambiato negli ultimi 30 anni? Chiediamoci se non ci faccia bene, almeno una volta, rabbrividire e sentire questo ragazzo così vicino a noi.
BATTAGLIA AL POLITECNICO
Chiediamoci se non dovremmo fare lo stesso con gli studenti cinesi, assediati nel politecnico di Hong Kong dove qualche giorno fa c’è stata una vera e propria battaglia tra la polizia e centinaia di manifestanti, uno scontro lungo una notte intera.
Dopo aver lanciato l’appello alla resa agli studenti, arroccati nel campus della PolyU, la polizia di Hong Kong ha dichiarato di aver arrestato un totale di 154 persone fra venerdì e giovedì scorso. Ci sarebbe anche una discreta quantità di feriti, sia fra i manifestanti che fra le forze dell’ordine 👉 Il Messaggero
Intanto nel campus ancora pochissimi e irriducibili studenti continuano l’occupazione e la situazione igienico-sanitaria all’interno si aggrava giorno dopo giorno.
L’esito è incalcolabile. Si complica l’ingerenza di paesi terzi, primi fra tutti gli Stati Uniti, nella fomentazione della rivolta e molti cominciano a riferirsi a quest’ultima come Rivoluzione Colorata. 👉 ISPI
La trama che lega Cina e Usa, legate a doppio filo da una guerra commerciale, si infittisce progressivamente, inacidita dalle accuse di Pechino secondo le quali le manifestazioni contro la riforma dell’estradizione avrebbero una regia americana.
DALLA PADELLA ALLA BRACE
È quando pensi che non possa andar peggio di così che arriva lo scoop del New York Times che ha pubblicato parte di un documento di circa 400 pagine nelle quali emergerebbe un piano di detenzione di massa da parte del governo cinese ai danni della minoranza Uigura e, più in generale, nei confronti della popolazione musulmana dello Xinjiang e non solo. 👉 Il Manifesto
La storia si fa scottante, soprattutto perché la Cina ha risposto al New York Times accusandolo di aver prodotto Fake News. Non state avendo delle allucinazioni. Sono sicuro che non avreste mai creduto di leggere così vicine in una stessa frase le parole New York Times e Fake News ma, signori miei, viviamo in tempi così pazzi che non dovreste scandalizzarvi più di nulla.
CIAO DANIELA
O forse si, dovreste. Molto spesso è l’unico mezzo a nostra disposizione per continuare a sentirci uomini e donne in un mondo che sembra aver perso ogni traccia di umanità nelle sue fattezze.
Il volto di Daniela Carrasco che avete visto sui social ce lo dobbiamo cucire sugli occhi, come un promemoria, per ricordarci fin dove l’uomo può spingersi, per ricordarci che questo mondo non ci ha scandalizzato abbastanza.
Sebbene i rapporti del medico legale parlino di morte per soffocamento e l’ipotesi del suicidio sia quella ufficialmente portata avanti dalla polizia, il collettivo femminista Ni Una Menos sostiene che Daniela sarebbe stata rapita dai carabineros e condotta verso un destino ben più violento. Dietro ci sarebbe un progetto di intimidazione che farebbe rabbrividire. 👉 Fanpage
La 36enne era stata vista l’ultima volta lo scorso 19 ottobre, giorno in cui è scoppiata la protesta per il rincaro dei prezzi della metropolitana.
Proteste studentesche che non trovano fine da settimane, denudamenti, torture, spari contri i civili, maltrattamento fisico e verbale, ritardi della polizia nel condurre le persone detenute al commissariato e, infine, omicidio. Come se non bastasse, la situazione si è aggravata nelle ultime ore con la morte di un’altra donna, una fotografa trovata senza computer e macchina fotografica 👉 HuffPost
Può il rincaro dei prezzi della metropolitana condurre a tutto questo?
Forse sarebbe bene cominciare a guardare fin dentro l’abisso delle proteste in Cile, in Bolivia e in tutti gli altri paesi rivoltati come guanti dalle manifestazioni popolari nelle ultime settimane.
DENTRO L’ABISSO
Nessuno avrebbe immaginato che il 12 Novembre Sebastian Pinera avrebbe chiesto la Pace. Molti, invece, già immaginavano che non avrebbe offerto alcun piano per raggiungerla e che l’elaborazione di una nuova costituzione in sostituzione di quella di Pinochet non avrebbe rappresentato alcuna garanzia reale di cambiamento.
Gli unici che continuano a ricordarci di come il paese necessiti ancora di una soluzione concreta che faccia fronte ad un sistema di iniquità, che serpeggerebbe in ogni maglia del tessuto sociale, rimangono gli studenti.
La ribellione nelle università ha aggiunto e trasformato l’esperienza soggettiva/individuale e di gruppo in una grande forza collettiva che rifiuta il sistema, memore di quell’agenda di 100 riforme per la gioventù e l’equità che Michelle Bachelet aveva promesso anni fa, piano ferocemente sabotato dalla destra del paese. 👉 Adriana Fernandez per Othernews
Al di là del rincaro della metropolitana c’è l’abisso di un paese che non riesce a lasciarsi alle spalle la dittatura del passato, un paese dove l’iniquità, l’ingiustizia e, negli ultimi giorni, anche la violenza più disumana stanno diventando parte del DNA sociale.
THIS IS WHAT YOU GET WHEN YOU MESS WITH US
Dopo la storia del Mimo il mondo chiede giustizia. La gente è indignata. Lo sono soprattutto le donne, alla testa di molti movimenti rivoluzionari in questo momento storico. La Bolivia è un ottimo esempio.
Quasi dieci giorni dopo le dimissioni del presidente Evo Morales, costretto a lasciare il suo incarico a causa delle pressioni da parte dell’esercito, in seguito alle accuse di brogli elettorali e alle proteste di piazza, il decreto dell’autoproclamato Presidente Jeanine Áñez è il colmo di quanto si possa tollerare. Federico Mayor Zaragoza , politico spagnolo ed ex Direttore Generale dell’UNESCO, ha lanciato un appello alle Nazioni Unite e a tutti gli organismi internazionali per fermare la violenza in Bolivia, appello firmato anche da Roberto Savio 👉 Othernews
Mentre il paese versa, distrutto e insanguinato, nel caos più totale, in piazza non ci sono solo i simpatizzanti del Mas e di Evo Morales, ma un insieme di inedite forze sindacali e sociali. Tra questi il Movimento Femminista che vede nell’organizzazione del «parlamento delle donne indigene», fondato da Maria Galindo, una risposta efficace all’abisso Boliviano.
Questa strategia e metodologia politica potrebbe rivelarsi uno strumento di reale democrazia a difesa di un paese in balia del caos, in cui non sono ancora chiare le dinamiche del supposto golpe. 👉 Il Manifesto
VERSO ALTRI LIDI?
Sembra che qualcosa si muova, che una forza tutta femminile che non conosce paura stia cercando di spingere verso nuovi lidi, più liberi ed equi, paesi da troppo tempo repressi.
Curioso notare come tutto ciò avvenga proprio contemporaneamente alla morte dell’etiope Bogaletch Gebre, una delle più grandi donne femministe della storia che ha consacrato la sua vita per combattere battaglie eccezionali. 👉 ELLE.COM
SHUTDOWN, I DON’T CARE
Grottesco ricordare i 30 anni dal crollo di un muro mentre se ne erigono altri, tra cui quello al confine tra USA e Messico. Prima di studiare la storia, forse dovremmo capire perché studiarla e quanto sia importante imparare dal passato.
Il primo che forse dovrebbe capirlo è certamente Donald Trump, un leader politico che, tuttavia, sembra aver capito molto bene come eludere la burocrazia e prendersi gioco delle istituzioni.
Lo si capisce perché ha firmato la legge tampone per continuare a erogare fondi al governo federale ed evitare lo shutdown, ovvero il blocco delle amministrazioni negli Stati Uniti previsto dall’Antideficiency Act. 👉 SkyTG24
Grazie alla legge tempone, i finanziamenti al governo saranno estesi fino al 20 dicembre e usati per continuare la costruzione del muro che dividerebbe il paese dal Messico.
La battaglia sul bilancio e sui finanziamenti viene posticipata, proprio nei giorni in cui alla Camera si dovrebbe votare l’impeachment per la vicenda dell’Ucrainagate, questione che Trump continua ancora ad ignorare, assieme a ciò che sta succedendo al confine col Messico.
MUM, DO YO THINK THEY’LL BUILD A WALL?
La scorsa settimana è stato reso noto che l’amministrazione Trump ha arrestato circa 70.000 bambini in custodia di immigrazione nell’ultimo anno, superando tutti gli altri paesi del mondo e raggiungendo livelli senza precedenti per gli Stati Uniti, una macchia morale enorme per la storia paese.
La separazione, tuttavia, è solo l’inizio della crudeltà di questa amministrazione verso i bambini immigrati che, nei centri di detenzione per immigrazione in tutto il paese, continuano a patire condizioni di vita disumane. 👉 Newsweek
IL PAKISTAN CHE NON LEGGERETE
Urge raccontare un bel po’ di disumanità anche in questo paragrafo.
Non se la passano bene neanche in Pakistan, dove nella regione del Belucistan è in corso una gigantesca pulizia etnica. Migliaia di persone continuano a scomparire, le fosse comuni nel deserto si moltiplicano e gli oppositori vengono bollati come terroristi e uccisi senza processo.
Gli abitanti del Belucistan sono una minoranza etnica con una propria lingua, proprie tradizioni e cultura. Vivono in Iran, Pakistan e Afghanistan ma è ampiamente diffuso un senso di alienazione nei confronti del governo di Islamabad.
L’intensità del conflitto che divide il governo centrale Pakistano e i nazionalisti del Belucistan varia oramai da decenni, riaccendendosi nuovamente nel 2005 in seguito allo stupro di una donna, importante medico del paese. 👉 TLAXCALA
Mentre il numero delle vittime continua a salire vi invitiamo a riflettere su come la stampa possa esimersi dal narrare una tragedia del genere, rea di dilaniare una regione grande più o meno quanto la Germania, la provincia pakistana allo stesso tempo più grande e più povera.
TOGHETER WE STAND, DIVIDED WE FALL
Mentre scrivo non posso che apprezzare la piega Pink Floydiana che questo sesto Sunday Breakfast ha preso in divenire. Mi compiaccio e mi rassereno anche perché dopo ben 11 paragrafi in cui regna la disillusione, è un piacere sapere che c’è ancora spazio per le notizie belle.
Mentre il mondo sembra non imparare dai suoi errori, la notizia di un’alleanza tra sei università del Sudafrica e sei dell’Italia, al lavoro su progetti di ricerca comuni, ci fa ricordare che al mondo c’è ancora gente che ha voglia di fare concretamente rete, guardando l’altro dritto negli occhi.
Il progetto è emerso dall’ incontro tenutosi a Roma fra il ministro Sudafricano dell’Istruzione superiore, della scienza e della tecnologia, Bonginkosi Nzimande, e il rettorato della Sapienza. La preziosa intervista dall’agenzia ‘Dire’ a margine della riunione ci restituisce un orizzonte di ricerche comuni e di sostegno reciproco allo sviluppo. 👉 DIRE
I NOSTRI COMPLIMENTI
Ve li facciamo sinceramente se siete riusciti ad arrivare indenni fino a questo paragrafo. Si trattava di una lettura difficile non per una questione di lunghezza ma perché questa settimana ne sono successe di cotte ma soprattutto di crude. Non è facile neanche per noi scriverci su, seduti comodamente in soggiorno, in camera, in una biblioteca, mentre a kilometri di distanza i diritti di tante persone vengono violati così spudoratamente.
Il nostro pensiero va a Daniela Carrasco, ad Anas K., a tutte quelle persone che hanno il coraggio di combattere giocandosi la pelle. Ci auguriamo che un giorno non lontano possa essere possibile continuare a combattere senza aver bisogno di darsi fuoco, senza essere impiccati pubblicamente, senza sparire e ritrovarsi in una fossa comune.
Anche stavolta abbiamo fatto dell’informazione libera ed indipendente. Siamo grati di poter godere di una fortuna così preziosa e così poco scontata ed è proprio per questo che ci teniamo a terminare questo Sunday Breakfast con l’intervista a cura di Berenice Galli per PandoraTV al padre di Julian Assange, John Shipton. 👉 PandoraTV
Othernews ritiene la vicenda che vede Julian Assange incriminato per aver diffuso informazioni compromettenti per il governo USA attraverso WikiLeaks, sia molto pericolosa per il diritto alla libera informazione e al libero pensiero, pilastri senza i quali questo servizio non esisterebbe.
Othernews ringrazia per l’attenzione. Buona domenica, alla prossima settimana!


