Le Sardine e i cinque punti contro l’inganno della Rete

di Aldo Torchiaro

Manifestazione delle Sardine a Roma – 14 dicembre 2019

Della novità politica del movimento delle Sardine, ce n’è una che salta all’occhio più di tutte: giovani, digitali, immediati, nati e cresciuti in Rete, i promotori delle Sardine nei primi cinque punti (su sei) del loro programma, chiedono meno Rete e qualche regola in più. Meno propaganda, meno fake news, più rispetto per la comunicazione istituzionale. In fila, ecco cosa chiedono le Sardine: 1. Chi è eletto faccia politica nelle sedi proprie e non stia sempre in campagna elettorale; 2. Chi è ministro comunichi solo per canali istituzionali; 3. Vogliamo trasparenza dell’uso che la politica fa dei social network; 4. La stampa deve tradurre le informazioni in messaggi fedeli ai fatti; 5. La violenza deve essere esclusa dalla politica nei toni e nei contenuti e quella verbale sia equiparata a quella fisica. È sintomatico che il primo movimento spontaneo nato dalla Rete dopo il M5S ne rivede e ne corregge strutturalmente le storture, proprio a partire dalla necessaria uscita dal clima di campagna elettorale permanente che è invece il mantra della Casaleggio e Associati. E rispetto al secondo punto, sembra quasi un’azione di contrasto diretta: i ministri a cinque stelle si sono caratterizzati per un uso fin troppo disinibito dei social media, benché – partiti dallo streaming sempre e ovunque – abbiano progressivamente capito di dover assumere qualche attenzione istituzionale in più del previsto.

La richiesta della trasparenza sui social accende poi un faro di attenzione sulle macchine degli shit-stormers professionali. Le fabbriche dei bot, i troll, gli inquinatori seriali dei contenuti – al punto tre – sono indicati con specchiata chiarezza come il pozzo di ogni nequizia di questa fase dominata dalla post-truth. E finalmente si va in piazza non per vagheggiare l’anarchia online, ma a chiedere il rispetto dei diritti di cittadinanza digitale: “messaggi fedeli ai fatti”, “basta con la violenza verbale” sono pilastri di civiltà che spiazzano, nel generale contesto di imbarbarimento della res politica.

Insomma, dovevamo aspettare una nuova generazione di venti-trentenni, ma anche di studenti liceali, per sentir dire che è ridicolo per un ministro stare su TikTok. Che la verità fattuale deve tornare ad essere protagonista dell’informazione politica. E che il far-west della Rete deve lasciare il posto a un sistema di contrappesi necessari tra responsabilità e libertà, senza le quali non esiste politica.

Le Sardine sono il primo movimento a dimostrare, sin dall’enunciazione di questa loro piattaforma programmatica, l’assoluta indisposizione a credere alle sirene del grande inganno della Rete. Quell’inganno a cui felicemente in troppi hanno a lungo abboccato.