a cura di Cecilia Capanna
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10-16 agosto 2020 – di Cecilia Capanna
Riprendiamo il triste discorso del Libano da dove lo avevamo lasciato la settimana scorsa. Il numero delle vittime è drammaticamente salito ed è venuto fuori che tempo fa ci sia stata una denuncia ai vertici dello Stato da parte di alcuni funzionari di sicurezza sul rischio del pericoloso stoccaggio di quasi 3000 tonnellate di nitrato di ammonio nel porto. Per cui strade e piazze libanesi si sono infiammate con proteste contro la mala gestione del paese e contro la corruzione; i libanesi indignati chiedono le elezioni anticipate e il primo ministro Hassan Diab ha dichiarato la caduta del governo.
Orizzonti arabi per Israele
Il Libano è ancora uno dei confini più caldi del Medio Oriente, in un momento in cui nuovi accordi vedono profilarsi schieramenti più netti.
Dopo Egitto e Giordania, infatti, gli Emirati sono il terzo Paese arabo a stabilire relazioni ufficiali con Israele che con l’accordo firmato questa settimana rinuncia alla sovranità sulla Cisgiordania e espande i propri legami con il mondo arabo. Tuttavia Netanyahu non intende accantonare i piani di annessione.
La Palestina condanna l’accordo e denuncia la sua posizione ancora più compromessa. Vede per l’ennesima volta nella storia il suo destino determinato dalle decisioni di altri senza venire mai interpellata, decisioni che in questo caso allontanerebbero ulteriormente la risoluzione del conflitto meridionale. Contraria anche la Turchia e i guardiani della rivoluzione iraniani per cui l’accordo è “vergognoso”.
Il premier israeliano Benjamin Netanyahu e Mohammed Bin Zayed, principe ereditario di Abu Dhabi, hanno raggiunto l’intesa grazie alla mediazione della Casa Bianca. Non a caso tra tre mesi ci saranno le elezioni presidenziali americane e qualcuno ipotizza anche che l’accordo potrebbe aprire la strada a maggiori vendite di armi statunitensi al paese del Golfo.
Donald in campagna
La propaganda di Trump continua dunque con mosse all’esterno, come anche in Libano con l’interessamento del numero tre della diplomazia americana, David Hale, a fare chiarezza sull’esplosione a Beirut e con l’invio di investigatori dell’FBI per assistere le autorità locali. Così come contro la Cina con la guerra commerciale ora tutta concentrata sul 5G.
Mentre all’interno il presidente denuncia di possibili brogli elettorali attraverso il servizio postale che sta letteralmente boicottando. Molti cittadini si stanno rivolgendo a compagnie postali private poter votare ma i tempi necessari potrebbero non consentire questa variante.
Dal canto suo, il candidato premier democratico Biden ha nominato Kamala Harris sua vice in caso venisse eletto ed è tripudio tra i Dem perchè si tratta della prima donna afro-americana candidata ad elezioni presidenziali.
Bielorussia in subbuglio
Dall’altra parte del mondo, in Bielorussia, il paese è travolto dalla rielezione di Alexander Lukashenko, considerata illegittima sia dai cittadini ordinari che dalle elites, e che ha scatenato proteste e manifestazioni di centinaia di migliaia di persone che si sono riversate in strade e piazze, brutalmente represse dalla polizia, tanto che alcuni agenti hanno gettato la divisa in solidarietà con i manifestanti.
La violenza dei metodi di gestione delle proteste è stata condannata da L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, e si parla di sanzioni da parte della Ue.
George Friedman dal suo punto di vista spiega le dinamiche geopolitiche che sono dietro a questa rielezione e sostiene che Lukashenko sia stato in grado dal 1994 di tenere in equilibrio le interferenze nello stato-cuscinetto Bielorussia tra le forze Nato da una parte e la Russia dall’altra. Stavolta è diverso però. 👇
Hot-spot nell’Ade
Che in Russia non si possa parlare di rispetto dei diritti umani è cosa antica purtroppo.
Fa invece scalpore il fatto che proprio in Grecia, culla della civiltà e della democrazia, nel campo profughi di Moria sulla sua isola di Lesbo, migliaia di esseri umani, compresi vecchi e bambini, vivano nelle peggiori condizioni possibili, intrappolati in un limbo infernale, vessati dai governi turco e greco, perseguitati da frange di intolleranti estremisti.
La minaccia del covid e gli incendi appiccati qua e là al campo continuano a rendere la situazione del campo di Moria incandescente.
Ce lo racconta Naomi Di Roberto 👇
Ci fermiamo qui, grazie dell’attenzione, buona domenica e alla prossima settimana!