di (*)Andrea Beretta – OTHERNEWS
I veri motivi della cessione a privati della gestione dell’inceneritore al Gerbido di Torino
In merito ai recentissimi atti riferiti al passaggio da gestione pubblica a privata dell’inceneritore del Gerbido di Torino avvenuti in questi giorni, preme ricordare alcune cose importanti.
In primo luogo l’impegno scritto dell’allora dirigenza politica perché l’impianto, peraltro contestatissimo dalla popolazione già in fase progettuale, sarebbe rimasto fino alla cessazione a gestione Pubblica maggioritaria: una scelta non da poco ma mirata proprio a garantire il rispetto delle norme ed evitare possibili malversazioni di utilizzo da parte dell’impianto in termini di manutenzione e/o controllo dei rifiuti in ingresso, in virtù del profitto, elemento che invece sarebbe divenuto prioritario in una gestione privata.
Ebbene, a spregio dei suddetti impegni registrati volutamente nello statuto, proprio il Comune di Torino, per giunta a guida gialloverde, in questi giorni ha autorizzato la cessione del 99% dell’inceneritore di Gerbido a soggetti privati per fare cassa e tentare di ridurre il profondo rosso del bilancio comunale.
A rendere la cosa più disdicevole e vergognosa va ricordato come la giunta penta-stellata, che oggi attua questa scelta, abbia avuto tra i primi punti del programma elettorale di 5 anni fa proprio la chiusura dell’impianto del Gerbido al fine di tutelare la salute dei cittadini; insomma una figura piuttosto barbina oltre che un esempio di incoerenza.
Come se questo non bastasse, a gettare ulteriori ombre sulla vicenda sono le tempistiche e le modalità dell’operazione: il tutto infatti accade questa settimana, mentre il mondo è distratto dalla drammatica emergenza Covid-19, presso lo studio del notaio Andrea Ganelli il quale non ha avuto remore ad usare strumentalmente il proprio ruolo di Console del Myanmar (ex Birmania, da anni sotto i riflettori mondiali per le dubbie condotte morali oltreché per lo spregio dei diritti umani) al fine di impedire al professor Ugo Mattei l’accesso allo studio e la possibilità di visionare gli atti di modifica dello statuto circa la gestione dell’inceneritore, atti quindi di assoluto interesse pubblico.
L’ennesima ombra sull’inceneritore del Gerbido
Ora, a pensar male si farà peccato, ma non si può negare che questa vicenda rappresenta solo l’ultima terribile ombra, in termini cronologici, che oscura la più tormentata storia dell’inceneritore del Gerbido, sin dal giorno della sua nascita. Una storia lastricata da una serie lunghissima di ignobili passi indietro della politica, tutti a scapito della fiducia della popolazione nei confronti delle istituzioni: parliamo dei tanti accordi a tutela della cittadinanza presi per permettere l’insediamento dell’anacronistico impianto di smaltimento rifiuti del Gerbido e che sono stati puntualmente disattesi nel corso degli anni. Per citarne solo alcuni:
1) i rifiuti sarebbero dovuti arrivare all’inceneritore via ferrovia dall’adiacentescalo ferroviario di Orbassano per limitare il traffico dei mezzi di raccolta, ma così non è e non sarà;
2) I residenti dei comuni limitrofi all’impianto collegati al teleriscaldamento avrebbero goduto di tariffe agevolate a compensazione dei disagi subiti e così non è stato;
3) la società Sadi – Servizi Industriali, dedita allo smaltimento di rifiuti speciali industriali, che per decenni ha ammorbato l’aria respirata dei residenti della zona a seconda di dove spirava il vento, doveva essere de-localizzata e così non è stato, anzi, è stato appaltato il trattamento delle ceneri prodotte dall’impianto prima di essere inviate in discariche speciali;
4) le discariche dei comuni vicini sarebbero state chiuse e cosi non è stato;
5) la raccolta differenziata a Torino, che grazie all’impianto sarebbe dovuta aumentare, non è mai realmente decollata se non in alcuni quartieri;
6) le tariffe Tari sarebbero dovute sensibilmente diminuire e invece sono aumentate.
A quanto sopra si aggiungono opere di compensazione inizialmente previste che però nel tempo si sono perse, o per scelte politiche dovute a cambi di colore o perché prive di copertura finanziaria.
Se a tutto ciò si aggiunge ancora l’oscuro velo della gestione parallela dei rifiuti, soprattutto speciali e pericolosi, da parte di quella malavita organizzata che negli ultimi anni ha fatto sentire chiaramente la propria presenza sul suolo piemontese attraverso decine di incendi e roghi a siti di stoccaggio di rifiuti più o meno legali, è ben chiaro il motivo per cui quest’ultima vicenda non si può semplicemente ricondurre ad una semplice vendita per fare cassa.
Per chi volesse approfondire l’argomento può cercare in Rete troverà decine di articoli studi riferiti all’inceneritore del Gerbido di Torino.
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(*) Andrea Beretta – É uno dei fondatori storici della REG Rete Ecovolontari di Grugliasco. Da sempre si occupa di Ambiente, sopratutto alberi e impollinatori SELVATICI. Segue micro-progetti di agricoltura sostenibile e allevamento delle Api in alcuni Paesi Africani come Tanzania, RD Congo ed Etiopia.
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