Numero 66 – Cosa è successo nel mondo questa settimana? Panoramica sui fatti globali principali, a volte trascurati dal mainstream.
a cura di Cecilia Capanna
di Alice Minati – 11-17 gennaio 2021
Il giro intorno al mondo questa settimana ci riserva speranze e nuove delusioni. Fanno parte delle prime la spinta al cambio generazionale che vede coinvolti in prima persona i giovani africani nel tentativo di impadronirsi del proprio destino e cambiare i vecchi e incancreniti meccanismi di potere. Ancora, Papa Francesco espande le prerogative delle donne nel diritto canonico. Invece, la delusione è riservata all’inettitudine dell’Unione Europea di fronte al degrado dei migranti che percorrono la rotta balcanica. Intanto Kim Jong Un desidera nuovi missili nucleari a lungo raggio il giorno del suo compleanno mentre nel corso della settimana si è parlato tanto di censura e di libertà di espressione sui social. Di seguito, in pillole, cosa è successo nel mondo questa settimana.
In Africa spazio ai giovani
I giovani africani stanno gradualmente assumendo un ruolo da protagonista nelle società africana: dall’economia al sociale, dall’industria innovativa all’IT, dalla cultura alla politica.
La spinta per un ricambio generazionale è forte e va di pari passo con la trasformazione demografica che i paesi africani hanno subito negli ultimi anni: con una età media che si attesta ai 18 – 19 anni, i giovani africani vogliono diventare padroni del loro destino e partecipare attivamente a riformulare le politiche nazionali. Ecco spiegate le proteste degli ultimi mesi del 2020, diffusesi a macchia d’olio in tutto il continente. Di questo nuovo spirito e delle iniziative in campo politico in Africa ci parla Gianfranco Maselli 👇
Papa Francesco, le donne e il diritto canonico
Da prassi a diritto: Papa Francesco istituzionalizza l’apertura alle donne nello svolgimento dei ministeri del Lettorato e dell’Accolitato. Diventa infine diritto una pratica ormai molto diffusa, quella del coinvolgimento delle donne nella lettura delle Letture del giorno o nella distribuzione dell’eucarestia assieme al prete durante le funzioni religiose.
La richiesta era emersa durante le ultime riunioni sinoidali, per regolarizzare una pratica ormai diffusa. Eppure, l’istituzionalizzazione del coinvolgimento delle donne nella celebrazione liturgica non corrisponde ad un possibile e “futuribile” apertura del sacerdozio al gentil sesso – come invece viene richiesto da più parti-. Ce ne parla l’approfondimento di Marlene Simonini 👇
Emergenza migranti ai confini dell’UE
A Lipa va in scena la debolezza europea nella gestione dei migranti.
Ancora una volta è emergenza umanitaria nei paesi che “ospitano” la rotta balcanica. Il 23 dicembre scorso il campo migranti di Lipa, a 30 km da Bihać, città a nord-ovest della Bosnia, è stato completamente distrutto da un devastante incendio le cui cause sono ancora da accertare.
Il freddo, i disagi, le attese e le condizioni di vita spesso degradanti denunciate a gran voce da molte organizzazioni non governative mettono in luce ancora una volta la colpevole impotenza dell’Unione Europea. Sembra che l’Unione intervenga solo quando si raggiunge l’apice della crisi umanitaria e lo fa con soluzioni di corto respiro: raggiunto il punto di non ritorno con il rogo del campo, l’UE ha inviato aiuti economici alla Bosnia.
Di rotta balcanica e della vicenda di Lipa, che dovrebbe suscitare unanime indignazione, ci parla Naomi Di Roberto 👇
Kim Jong Un vuole nuovi missili, un avvertimento a Biden?
In concomitanza del compleanno di Kim Jong Un una nuova dimostrazione di forza si è tenuta questa settimana in Corea del Nord. In una parata militare dove sfilavano le punte di diamante del comparto bellico nord coreano, il leader Kim Jong Un ha annunciato un nuovo ammodernamento degli armamenti, affermando di puntare alla costruzione di missili nucleari a lungo raggio, in grado – come affermato esplicitamente dal leader – di raggiungere le coste statunitensi. A detta di Kim gli Stati Uniti rimangono “il più grande pericolo” per la Corea del Nord, un ostacolo alla rivoluzione portata avanti dal regime.
A pochi giorni dal passaggio di consegne alla Casa Bianca, Kim manda un messaggio preciso “non importa chi è al potere alla Casa Bianca, la sua postura politica critica e bellicosa nei confronti di Pyongyang rimane invariata”. Quindi, lo stato nord coreano “deve munirsi delle tecnologie adatte in grado di colpire qualsiasi bersaglio”.
La minaccia d Kim arriva in un momento drammatico per il paese: ufficialmente la pandemia non ha toccato la Corea del Nord e lo stato non ha mai condiviso o diffuso i numeri del contagio. Eppure, il mix delle sanzioni statunitensi (per il mancato accordo sul programma nucleare nord coreano) e della crisi economica scatenata dalla pandemia possono precipitare il paese nel baratro, a dispetto delle promesse di benessere fatte alla popolazione da parte di Kim.
La mossa di Kim e la presentazione delle nuove spese belliche a sostegno dei programmi faraonici del dittatore nord coreano potrebbe in realtà avere un significato politico opposto rispetto alle apparenze. Kim potrebbe voler sollecitare una ripresa dei negoziati con gli americani, nel tentativo di far valere il progetto nucleare e le sue minacce in cambio di una sospensione delle sanzioni da parte americana.
Il potere incontrastato dei giganti del web
L’assalto a Capitol Hill da parte dei sostenitori di Trump è stata l’occasione per riflettere sullo “stato di salute” delle democrazie occidentali e sul potere incontrastato dei gradi giganti del Web. Indipendentemente dal caso specifico – l’esclusione di Trump dalle piattaforme che fino a ieri facevano da eco alle sue parole – emerge l’enorme influenza che una manciata di aziende possono esercitare sulla scena politica globale. Facebook, Twitter, Apple, Google, Amazon sono aziende private ormai indispensabili nella vita di tutti i giorni e il loro “peso specifico” in termini di influenza politica e economica supera di molto quella di alcuni stati.
L’esclusione di Trump dai social, sebbene motivata dal voler evitare nuovi discorsi incendiari o di incitazione all’odio e alla resistenza, deve far riflettere poiché mostra fino a che punto le decisioni dei giganti del web possono influenzare le nostre scelte (anche in modo inconsapevole). La domanda rimane la stessa: È possibile delegare a un soggetto privato la definizione dei limiti alla libertà di espressione?
Da anni si sente parlare della necessità di un regolatore che definisca chiaramente le “regole del gioco” della giungla del web. Sarà che i primi ad opporsi alla creazione di regole condivise siano gli stessi giganti del web?
Ci fermiamo qui. Grazie dell’attenzione, buona domenica, alla prossima settimana.
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