a cura di Cecilia Capanna
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18 – 24 maggio 2020 – di Marlene Simonini
Si parla tanto dei cambiamenti che Covid-19 ha portato e porterà ma di fatto in questi giorni un minimo comun denominatore sembra voler per forza saltare all’occhio tra il prima e il dopo pandemia: le piazze piene di persone che protestano in moltissimi paesi del mondo.
Se prima del virus le strade del pianeta erano infiammate per le condizioni sempre più disperate di uno sproporzionato numero di cittadini caduti in povertà a causa delle inique politiche neo liberali, tanto che Roberto Savio aveva detto che “il mondo è una pentola a pressione“, la pandemia ha addirittura peggiorato la situazione.
Il lock down, sospendendo moltissime attività lavorative e costringendo molte aziende a licenziare la maggior parte del proprio personale, ha gettato sul lastrico milioni di famiglie che ora scendono in piazza insieme a chi povero lo era già e lo è ancora di più, come sta succedendo dal Cile alla Francia, dove sono tornati a farsi sentire i gilet gialli.
E si aggiungono alle proteste per la disastrosa crisi economica, anche quelle di chi vede negati i propri diritti personali, dei no-lock down, dei no-vax, partite dagli USA e diffusesi a macchia d’olio in molti paesi europei come Regno Unito, Polonia, Bulgaria, Svizzera, Germania, Svezia. (Huffington Post).
L’unione fa la forza
La bomba sociale è un rischio da non sottovalutare, sembrerebbe essere già innescata, e i governanti del mondo devono affrettarsi a spegnerne la miccia, come devono affrettarsi a fare fronte unito per sconfiggere la pandemia.
Di questo ha parlato Roberto Savio intervistato da Jota, una testata brasiliana, e da Radio Usach, una radio cilena, evidenziando che se c’è mancanza di unità a livello politico nazionale, figuriamoci a livello internazionale e che la Fase2 potrebbe trasformarsi in un boomerang.
👉 Roberto Savio, un globalista sin dalla radice
👉 La Fase2 potrebbe trasformarsi in un boomerang
OMS My Goodness
Tuttavia primi segnali di fronte comune contro il COVID si sono visti lunedì, quando più di 120 paesi hanno presentato alla 73° Assemblea Mondiale dell’OMS una risoluzione condivisa, chiedendo un’indagine indipendente sulla pandemia e garanzie per tutti, senza lasciare indietro i più fragili.
La risoluzione è stata approvata e sono state fatte importanti dichiarazioni, tra cui quella del segretario dell’ONU Guterres che ha parlato appunto di unità dicendo che “si parla molto di solidarietà, ma non tanto di unità nella nostra risposta al Covid-19. I paesi hanno adottato strategie a volte contraddittorie. Dobbiamo rispondere sia alle conseguenze sanitarie che economiche dell’epidemia. Se non controlliamo la diffusione del virus l’economia non si riprenderà mai più”. (Pressenza)
La Cina ha comunque già confermato due miliardi in due anni per aiutare i paesi maggiormente colpiti dal virus, ciò non la ha alleggerita dalle accuse di essere la responsabile assoluta da parte degli Stati Uniti.
Uno per tutti, tutti per uno
Altro segno di unità è arrivato un paio di settimane fa, quando U.K., Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Norvegia e Arabia Saudita, insieme alla Commissione Europea e gli ambasciatori al suo interno di altri paesi come la Cina, hanno fatto un’alleanza per trovare un vaccino stanziando 8 miliardi di dollari, cosa che per la Von der Leyen ha significato “l’inizio di una cooperazione globale senza precedenti”.
E se da una parte la polemica sulla presunta futura obbligatorietà del vaccino anti Covid-19 impazza, dall’altra ci si chiede in quali paesi e per quali cittadini sarà a disposizione. Gli Stati Uniti hanno già fatto sapere che vorrebbero dissociarsi dalla decisione dell’OMS per cui i paesi più poveri avrebbero accesso al vaccino e alle cure scavalcando i brevetti delle aziende farmaceutiche, a proposito di unità.
Gianfranco Maselli ci racconta nei dettagli la forsennata corsa alla ricerca della panacea della pandemia 👇
Cara terra ti scrivo…
Unità tra tutti gli abitanti della terra servirebbe anche per risolvere il problema ambientale e climatico che attanaglia il pianeta. Uno dei rischi maggiori che l’umanità e l’intero ecosistema stanno correndo è l’estinzione delle api, che scatenerebbe una rovinosa reazione a catena. Si è celebrata questa settimana la giornata in onore di questi piccoli insetti che sostengono il peso della vita di tutti gli esseri viventi del mondo.
Sappiamo quanto sia urgente far fronte ai problemi che noi umani stiamo causando al nostro pianeta, alla casa che ci ospita, ma meglio di tutti lo sanno i ragazzi delle nuovissime generazioni, preoccupati per il proprio futuro. Impressiona, per esempio, la lucidità di Sofia che a soli 13 anni si è immedesimata nel nostro pianeta e ha scritto 👉 La lettera della terra all’umanità
Siria e Russia: l’alleanza ha il singhiozzo
Ma cosa sta succedendo all’ombra del Covid? Sono sospese le partite, gli scontri, le alleanze sullo scacchiere internazionale?
La Siria è da tempo un paese clientelare della Russia, eppure al momento il compromesso sembra traballare. Il motivo è che i due attori principali sono Vladimir Putin e Bashar al-Assad, i quali certo non mancano di forte personalità.
La Siria è ancora impantanata nella guerra che dura da 9 anni e il suo presidente è ben determinato a recuperare il pieno controllo di tutto il territorio con l’appoggio russo.
Il Cremlino, al contrario, ha molteplici obiettivi, compresi quelli non correlati alla situazione siriana. Questi vanno dalla sconfitta dei gruppi terroristici, che includono elementi estremisti della irrequieta popolazione musulmana russa, alla rinascita della Russia come potenza militare con la capacità di combattere guerre di spedizione. Inoltre, con l’istituzione di basi militari permanenti in territorio siriano, la Russia si è autoproclamata arbitro degli affari del Medio Oriente. Ciò le darebbe più peso nelle relazioni con gli USA e dunque le permetterebbe di ridurre le tensioni che ha con l’Europa. Le divergenze di vedute e di obiettivi sono state ultimamente accentuate da uscite pungenti e provocatorie di politici di ambedue i paesi, ma l’alleanza ancora regge, perché nessuno dei due ha altra scelta (Pressenza).
Date da bere agli assetati
La pandemia è un’occasione d’oro per infierire su chi si vuole distruggere e Erdogan l’ha fatto. Per la sesta volta il presidente turco ha tagliato le risorse idriche ai curdi, nello specifico nella cittadina di Heseke. Vite umane messe ancora più a rischio da un gesto le cui motivazioni ufficiali non sono pervenute (Raiawadunia).
L’ago della bilancia
Il maresciallo libico Haftar controlla ancora il 90% del territorio libico ed il 60% della popolazione ma le cose sembra stiano per cambiare. La Turchia infatti entra nei giochi del potere e ha già scompigliato le carte sul tavolo. È stata una settimana movimentata in Libia, apertasi con la ricattura della base aerea di Watiya da parte delle forze del Governo di Unità Nazionale Libico di al-Sarraj. Guglielmo Rezza ci racconta nel dettaglio tutte le dinamiche in gioco 👇
Avevano proprio detto “eliminare gli scarafaggi”
Proprio queste erano le parole emesse da “Radio Mille Colline”. A finanziarla fu molto presumibilmente Felicien Kabuga, uno degli uomini più ricchi del Ruanda, rintracciato e arrestato dopo 26 anni in Francia, paese nel quale aveva assunto nuovo nome e nuovi documenti, dopo essere stato responsabile del sanguinoso genocidio dei tutsi in Ruanda. Chiudiamo la nostra rassegna con questa buona notizia, per quanto si possa parlare di qualcosa di buono quando si ricordano 1.174.000 persone massacrate in soli 100 giorni (Pressenza).
Grazie per l’attenzione, buona domenica, alla prossima settimana!